Oltre settanta morti (72 secondo le cifre ufficiali), fra i quali almeno una ventina di bambini: un bilancio sempre più tragico quello dell’attacco aereo sul villaggio siriano di Khan Shaykhun, nella provincia di Idlib. L’Onu lo ha definito “un crimine di guerra”, i Paesi membri delle Nazioni Unite, Gran Bretagna e Francia in testa, hanno chiesto la convocazione urgente di un consiglio straordinario sulla sicurezza, l’Osservatorio siriano ha da subito accusato il governo di Damasco. E ora, nel clima di tensione attorno al governo di Assad, si leva la voce di Mosca che, attraverso un comunicato video, difende la posizione del leader siriano appoggiando la sua versione dei fatti e identificando la contaminazione coi gas come il risultato di un bombardamento a un deposito di armi chimiche appartenente ai ribelli. Anche oggi, secondo le ong, sarebbero stati effettuati non meno di cinque raid aerei nei cieli di Idlib.
Konoshenkov: “A Idlib, attacco a un deposito ribelle”
E le proporzioni del dramma continuano a crescere: sono ancora tantissimi i feriti, molti dei quali gravissimi, altrettanti i dispersi. A diramare la versione di Mosca (arrivata dopo la ferma condanna dell’attacco da parte dello stesso Vladimir Putin), è stato il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale maggiore Igor Konoshenkov che, via Youtube, ha spiegato come “l’aviazione siriana ha condotto un attacco su un grande deposito di munizioni dei terroristi e una concentrazione di materiale militare alla periferia orientale di Khan Sheikhoun”. Un territorio nel quale “c’erano officine che producevano munizioni per armi chimiche”.
Akdag: “Analisi confermano attacco chimico”
Una versione che, però, non ha convinto. Anche gli Stati Uniti hanno condannato l’attacco, attribuendone le responsabilità al governo di Assad e invitando Russia e Iran a un maggiore monitoraggio affinché non si verifichino altre situazioni simili. Nel frattempo, gli States, assieme a Francia e Regno Unito, hanno avanzato la bozza di una risoluzione che, assieme alla condanna, richiederebbe l’apertura di un’inchiesta su quanto accaduto, attraverso la quale chiedere conto (in dettaglio) della dinamica dell’attacco, l’accesso alle presunte basi di partenze dei caccia e un incontro con i vertici militari e governativi di Damasco. La teoria dell’attacco chimico, del resto, è stata confermata anche dalla Turchia che ha accolto una trentina di feriti nell’ospedale di Gazientp. Il ministro della Salute, Recep Akdag, ha spiegato come “le prime analisi indicano che quello nella provincia di Idlib, in Siria, è stato un attacco chimico”. Annunciando, quindi, l’invio delle stesse “all’Organizzazione mondiale della sanità”.