La polizia di Dacca ha ucciso un leader estremista islamico considerato uno dei responsabili dell’attentato dello scorso luglio in un bistrot della capitale bengalese, in cui furono trucidati 9 italiani. Lo ha riferito la polizia. “Durante un raid a Dacca, nel sobborgo di Azimpur, i militanti hanno sparato contro le nostre forze e uno di essi è rimasto ucciso nello scontro a fuoco, mentre tre donne sono rimaste ferite e sono poi state arrestate”, ha spiegato il vicecommissario di polizia Mohammad Ibrahim.
Un funzionario dell’antiterrorismo, Sanwar Hossain, ha riferito che il leader estremista ucciso è Abdul Karim, 35 anni, il vice di Tamim Chowdhury, leader del gruppo estremista islamico Jamayetul Mujahideen Bangladesh (JMB), considerato responsabile della strage nel caffè. Chowdhury, canadese di origini cingalesi, era rimasto ucciso ad agosto durante uno scontro a fuoco con la polizia. Il funzionario ha aggiunto che Karim fu uno dei registi dell’attentato al caffè Gulshan, in cui, oltre ai 9 italiani, furono uccise altre 13 persone.
La strage di Dacca è stato un atto terroristico efferato. Le vittime, prima di ricevere il colpo di grazia, sono state lentamente torturate. Segni di mutilazione sono stati, infatti, rinvenuti sui loro cadaveri. Per selezionare le persone da uccidere i jihadisti hanno chiesto chi conoscesse il Corano. Recitare uno o più versi del libro santo dell’Islam significava aver salva la vita. Gli altri, invece, sono stati eliminati.