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Strage di Berlino, nessun risarcimento per Fabrizia: “Incidente stradale”

A poco più di due mesi dalla strage di Berlino, in cui morirono 12 persone e 60 rimasero ferite, Fabrizia non riceverà nessun risarcimento. Lo dicono con rabbia e sgomento i suoi genitori, ricordando come la figlia, presente quel maledetto 19 dicembre al mercatino di Natale e morta investita dal camion lanciato sulla folla dal terrorista Amri, avesse chiamato poco prima i familiari esprimendo la sua gioia di vivere e lavorare in Germania.

Quello stesso Paese che oggi non concede nessun risarcimento a causa di un’assurda legge del 1985 che lo esclude per i danni causati alle vittime di crimini violenti commessi “con un veicolo a motore o un rimorchio”. Evidentemente, almeno per la logica teutonica, esistono morti di serie A e morti di serie B. A dimostrarlo, il fatto che l’unico risarcimento andrà ai parenti dell’autista polacco del tir perché è stato ucciso da Amri a colpi di pistola e – a differenza delle altre 11 vittime – non è stato investito.

“Non c’è importo che possa pagare la morte di nostra figlia”, premette al Corriere della Sera la mamma Giovanna, “ma un risarcimento significherebbe ammettere le responsabilità per non aver fermato un criminale noto da anni, e per non aver preso precauzioni, come le barriere installate dopo l’attentato”.

L’avvocato incaricato dal governo di assistere le vittime, Roland Weber, ha chiesto di modificare la legge del 1985 che permette solo il fondo tedesco (appena 7,5 milioni) per le vittime della strada. “Questo mi dà una rabbia ulteriore. Come si può — protesta la signora — equiparare quello che è accaduto a un normale incidente stradale? Ci sentiamo presi in giro da chi non vuole riconoscere di aver sbagliato e non vuole evitare che quello che è accaduto si ripeta in futuro”. “Che i tedeschi ammettano pubblicamente le loro responsabilità”, conclude amareggiata la madre.

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