Prima operazione anti terrorismo in Germania dopo l’attacco al mercatino di Natale di Berlino, a due passi dalla chiesa del Ricordo, in cui sono morte 12 persone. La polizia tedesca ha effettuato un blitz a Emmerich sul Reno, in Nordreno-Vestfalia, che ha portato all’arresto di 4 persone.
Ricercato numero uno
Tra queste non c’è Anis Amri, sospettato di essere l’autore materiale della strage, su cui pende una taglia da 100 mila euro. La caccia al tunisino di 23 anni è iniziata dopo il rinvenimento di un provvedimento di espulsione che lo riguardava sotto il sedile del guidatore del camion killer. Sui suoi trascorsi, nelle ultime ore, sono emersi nuovi particolari. Nativo di Tataouine era arrivato in Italia nel 2012. Era stato in carcere per diversi anni ed era considerato una persona molto violenta. Dopo aver scontato la pena gli era stato recapitato un provvedimento di espulsione dal nostro Paese. La procedura, però, non era andata a buon fine perché non avevano effettuato il riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Successivamente si era trasferito in Germania. Lo scorso agosto era stato fermato dalla polizia tedesca a Friedrichshafen, località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell’area di Kleve, al confine con l’Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Recentemente Anis si era radicalizzato.
La strage
Prima di commettere la strage Anis si era impadronito del tir dopo una colluttazione con l’autista polacco del mezzo, Lukasz Urban, 37 anni, morto da eroe tentando di neutralizzare, senza successo, il killer. Sul suo corpo sono state trovate diverse ferite da arma da taglio. Ma per finirlo Anis ha esploso un colpo di pistola prima di darsi alla fuga. Le ricerche sono scattate in tutto il Paese e l’allerta è massima, perché l’uomo è considerato “armato e pericoloso”. Negli ultimi anni, fra l’altro, Amri avrebbe usato “sei diversi nomi e almeno tre nazionalità”. I dubbi sulla sua responsabilità nel massacro, insomma, sono pochi, nonostante la cautela del ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, che ha annunciato l’emissione di un mandato di cattura nei confronti di un “nuovo sospettato, non necessariamente colpevole”.