Dimissioni con effetto immediato per Martin Schulz: il leader della Spd ha annunciato, nel corso di uno statement al termine del direttivo nella sede del partito socialdemocratico di Berlino, che rinuncerà al suo ruolo di presidente “senza amarezza e senza rabbia”. Su chi lo sostituirà, dopo un'iniziale incertezza, il direttivo ha indicato, al termine della riunione per decretare la linea d'azione da seguire da qui fino al congresso di Wiesbaden, la figura di Olaf Scholz come commissario ad interim. Almeno per il momento, quindi, non sarà Andrea Nahles a prendere le redini del partito, come ipotizzato in prima istanza: l'ex ministro del Lavoro sarà probabilmente investita della carica di presidente (la prima donna) il prossimo 22 aprile. O quantomeno, il suo nome sarà quello che la dirigenza di Spd sottoporrà al congresso.
“Incarico che consuma”
Schulz, da parte sua, ha affermato che Spd ha “raggiunto un buon contratto di coalizione: ho letto in un rapporto di un istituto che abbiamo raggiunto il 70% del programma elettorale”. Sul suo personale futuro politico non ha dato particolari indicazioni: sicuramente non entrerà nel gabinetto di Merkel. Con il suo addio, a ogni modo, si chiude una pagina importante nella storica recente di Spd, con l'ormai ex presidente a parlare del suo ruolo come di “un incarico che consuma le forze” e che “non è sempre pieno di gioia”. Di sicuro “è stato un compito difficile… un'esperienza che capita poche volte in politica” ma “il tempo guarisce le ferite”.
Prospettive
“L'Spd – ha spiegato Schulz – ha bisogno di un rinnovamento organizzativo, personale e programmatico”. Una linea di pensiero che rispecchia gran parte dei sostenitori socialdemocratici, concordi nell'indicare la figura dell'ormai ex presidente non più indicata per guidare il partito. Sulle spalle di Schulz pesa, in particolare, il recente accordo con il Cdu per la formazione di una coalizone, oltre che la regressione sul tema del tetto ai profughi. Fallito l'obiettivo del Ministero degli Esteri, Schulz aveva tentato di lanciare la candidatura di Nahles come sua ereditiera alla guida del partito. Nel frattempo, però, le insofferenze di tre Land aveva spinto il direttivo a valutare piste alternative, con un'ala minore che avrebbe addirittura richiesto addirittura le primarie. Al momento, però, le indicazioni portano all'ex ministro come guida futura, dopo la gestione commissariale.