La Spagna è già in un clima pre-elettorale e non mancano le sorprese. Secondo l’ultimo sondaggio Metroscopia per il quotidiano “El Pais”, quello che dovrebbe essere il partito di maggioranza – il Partito popolare (Pp) guidato dall’attuale primo ministro Mariano Rajoy – ha perso metà del suo elettorato attestandosi al 19% dei consensi, che ne farebbero solo la terza forza politica del Paese. Il partito di centrodestra si è subito mobilitato per cercare di recuperare spazio e superare almeno il 30%, soglia minima per confermarsi forza politica determinante in Spagna. I vertici del Pp hanno deciso nelle scorse ore che, ogni fine settimana fino al 25 maggio prossimi – data fissata per le prossime elezioni – verrà organizzato un grande evento di promozione politica al fine di aumentare i consensi.
Continua a guadagnare simpatizzanti il neo partito Podemos, nato solo un anno fa dalle ceneri del movimento degli Indignados. Alle passate elezione europee il movimento guidato da Pablo Iglesias aveva raccolto un sorprendente 7,9%, e aveva eletto ben 5 eurodeputati sui 54 possibili; adesso, secondo un recente sondaggio dell’emittente Radio Cadena Ser, effettuato dagli analisti di Muy World, sarebbe il primo partito politico con il 27,5% delle preferenze. Tra le proposte dello schieramento di estrema sinistra, ci sono il controllo pubblico delle banche, l’introduzione di una Tobin tax sulle transazioni finanziarie, l’inasprimento delle pene per i reati fiscali, un tetto massimo alle rate dei mutui, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti e l’introduzione del reddito di cittadinanza, vale a dire una erogazione monetaria a intervallo di tempo regolare – cumulabile con altri redditi lavorativi – distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza, al fine di consentire una vita minima dignitosa.
Pedro Arriola – principale consigliere di Rajoy – e lo stesso primo ministro sono convinti che la dispersione di voti verso altri partiti sia minima, e che la vera sfida sia invece rappresentata dall’astensionismo. Per questo il Pp tenterà di convincere l’elettorato moderato a recarsi alle urne per evitare “la vittoria di un fronte eterogeneo di sinistra con conseguenze sconosciute per il futuro e la stabilità del paese”. Un altro tema strategico verterà sull’unità della Spagna. Rajoy intende presentarsi come l’unica garanzia della coesione del Paese. I Popolari sperano, inoltre, che andranno via via placandosi gli effetti degli scandali esplosi a ottobre, come quello relativo alle “carte di credito segrete” di Caja Madrid, seguito dall’operazione Punica e delle dimissioni dell’ex ministro della Sanità, Ana Mato, per il suo coinvolgimento nel caso Gurtel. Un’impresa non facile per il Pp che potrebbe perdere il “trono” proprio a causa degli “anti-casta” del partito Podemos.