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Spagna: l’uscita dalla crisi in mano ai socialisti per scongiurare nuove elezioni

Oggi i leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) – attualmente al governo in Spagna – si riuniscono per la prima volta dopo la drammatica sessione del 2 ottobre scorso conclusasi, fra grida e accuse di ‘tradimento’, con la defenestrazione del segretario Pedro Sanchez. Il partito ĆØ sull’orlo della scissione a causa di una crisi politica interna in atto da 10 mesi.

I dirigenti del socialismo spagnolo, in carica per 40 anni, stanno attraversando la piĆ¹ grave crisi della loroĀ storia: il partito ĆØ sceso dal 48% delleĀ preferenze degli anni ’80 al 22% dell’era Sanchez. Oggi i politici devono decidere se salvare il partito dando via libera – astenendosi – al nuovo governo Partito Popolare (Pp) di Mariano Rajoy Brey o andare a nuove elezioni (che i sondaggi prevedono disastrose per il Psoe). Il premier uscente ha giĆ  l’appoggio di 170 dei 350 onorevoli. Per essere eletto a maggioranza semplice al secondo turno (al primo ĆØ richiesta una maggioranza assoluta di 176 voti, che molto probabilmente non raggiungerĆ ) ha bisogno dell’astensione di almeno 11 socialisti.

Ma il Psoe ĆØ spaccato. Da un lato “l’uomo forte” del partito, la giovane presidente dell’Andalusia Susana Diaz che, insieme al leader della direzione provvisoria Javier Fernandez, ĆØ per l’astensione. Dall’altro, la federazione catalana, per il ‘no‘ ad ogni costo e pronta a rompere la disciplina di voto se il partito darĆ  ordine ai suoi deputati di astenersi. L’astensione servirebbe ai vertici per avere il tempo per la ricostruzione del partito, probabilmente pilotata dalla Diaz.

Intanto, i tempi per evitare le terze elezioni in un anno sono strettissimi: il nuovo premier deve essere eletto entro il 31 ottobre. Re Felipe ha giĆ  convocato i leader dei partiti lunedƬ e martedƬ scorso. GiovedƬ o venerdƬ potrebbe esserci il primo voto sulla fiducia del Congresso, che sarĆ  presumibilmente negativo. Sabato o domenica il secondo e l’eventuale elezione di Rajoy che, se dovesse vincere, dovrĆ  governare con la maggioranza del Congresso contro, cercando continuamente accordi puntuali con l’opposizione pur di evitare l’ennesima caduta. Sempre che il Psoe decida per l’astensione.

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