Nuovo giro di vite del governo centrale spagnolo contro la Catalogna, in vista del referendum sull’indipendenza, previsto per il primo ottobre. Madrid ha deciso la prima misura di limitazione dei poteri di Barcellona, prendendo il controllo della sua spesa pubblica.
Il ministro delle finanze spagnolo Cristobal Montoro ha annunciato dopo una riunione del governo del premier Mariano Rajoy di avere dato 48 ore al presidente catalano Carles Puigdemont per rinunciare alla parte non obbligatoria della spesa pubblica, cioè tutto ciò che non è il pagamento dei funzionari. Altrimenti Madrid prenderà il controllo di tutta la spesa catalana per fare sì che “nemmeno un euro” possa servire all’organizzazione del referendum “illegale”. In qualsiasi caso le finanze catalane saranno sotto il controllo dello Stato spagnolo.
La decisione di Madrid interviene all’indomani della grande festa dell’avvio della campagna ufficiale per il referendum a Tarragona, con il presidente Puigdemont e il vicepresidente Oriol Junqueras, davanti a 10 mila entusiasti della futura “Repubblica”. E dell’annuncio del sindaco Ada Colau che anche nella capitale Barcellona il primo ottobre si potrà votare, nonostante le minacce e i moniti di Madrid. Puigdemont ha aperto la festa di Tarragona salutando i “querellados e querelladas”, gli “Indagati e indagate“, che lo circondavano. La procura spagnola lo ha già denunciato, con tutti i suoi ministri, la presidente del “Parlament” Carme Forcadell, l’ufficio di presidenza, 712 sindaci e i presidenti delle loro due associazioni.
Ma nonostante denunce, intimidazioni e minacce di arresto la Catalogna va avanti, in aperta disobbedienza allo Stato spagnolo. “Qualcuno crede che il primo ottobre non voteremo? Che tipo di gente credono che siamo noi catalani! In Catalogna siamo per la democrazia!” ha tuonato il “President”.
La pressione della Spagna si fa però ogni giorno più forte. La Guardia Civil è intervenuta per la prima volta per impedire un comizio, della leader della sinistra indipendentista Anna Gabriel. Mancano 15 giorni, e la corsa verso il referendum non rallenta, anzi. Il prossimo passo nella spirale della tensione di Madrid potrebbe essere il ricorso agli arresti. E alla sospensione dell’autonomia catalana e di Puigdemont con l’art.155 della Costituzione. “Non escludiamo nulla” ha avvertito oggi il portavoce del governo di Madrid Inigo Mendez de Vigo.