Hillary Clinton è in caduta libera nel suo tasso di popolarità, e nel partito Democratico sale la paura. È per questo che aumentano le pressioni sul vicepresidente Joe Biden di entrare in gara, nel timore che la candidatura della Clinton possa collassare irreparabilmente. Se nel novembre 2014, 50 americani su 100 avevano un giudizio favorevole sull’ex segretaria di Stato e sono 45 la vedevano male, ad aprile c’è stata la prima inversione, con il 46% positivi e il 47% negativi. Ora il gap sfavorevole si è ampliato ancora, con un consenso del 40% e una maggioranza assoluta del 51% di negativi.
Anche il confortevole vantaggio che aveva sempre vantato sui repubblicani nei testa a testa dei mesi passati è svanito, e ormai la Clinton è virtualmente in parità con Jeb Bush e Scott Walker. Se l’asso nella manica della campagna doveva essere il fatto di poter diventare la “prima donna presidente”, anche l’entusiasmo delle elettrici è sces: il 47% la vede bene, ma il 43 male.
Appare improbabile una risalita di stima del Paese verso Hillary, infatti solo il 37% degli americani la ritiene “onesta e degna di fiducia”, contro il 57% che pensa il contrario. A poco serviranno i suoi programmi piuttosto demagocici, come la promessa di 12 dollari all’ora di paga minima, l’aumento delle tasse ai ricchi o dell’amnistia immediata per i clandestini, dato che ormai sembra che la popolazione non abbia proprio fiducia nella sua persona.
L’unica soluzione per il partito sembra la candidatura di Biden, che gode di un indice di popolarità del 49%, ma soprattutto il 58% degli americani lo considera “onesto e degno di fiducia”, e il 57% ritiene che “prende a cuore le condizioni di vita della gente comune”.