Nel sud dell’Algeria partono le nuove protese per la controversa questione dello sfruttamento del gas di scisto, un particolare tipo di gas che può essere estratto dalle rocce presenti nel sottosuolo. Il suo processo di estrazione può causare non pochi problemi come l’uso di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute umana che potrebbero contaminare le falde acquifere presenti intorno all’area di estrazione e un costo elevato per il suo particolare trattamento.
Gli abitanti di In Salah, hanno indetto una nuova manifestazione dopo le dichiarazioni televisive rilasciate dal premier Abdelmalek Sellal nelle quali ha voluto rassicurare la popolazione che “lo sfruttamento del gas di scisto nel sud del Paese non inizierà prima del 2022”.
I cittadini vogliono avere la certezza che la posizione del premier non sia la stessa del presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika, il quale sebbene abbia dichiarato di congelare il progetto ha affermato anche che proseguiranno gli studi tecnici e che dureranno quattro anni.
“Non abbiamo bisogno di gas di scisto, le nostre riserve di idrocarburi sono sufficienti fino al 2037, la gente del sud può quindi stare tranquilla”, ha detto Sellal. Ma per la società civile, il discorso del premier è stato tutt’altro che chiaro e rassicurante. “Se non vi sarà uno stop immediato alle perforazioni, la contestazione proseguirà”,A ha annunciato Abdelkader Bouhafs, uno dei rappresentanti delle proteste a In Salah, al sito di notizie “Tout sur l’Algerie”. Per Djilali Sofiane, presidente del partito ‘Jil Jadid’, “Sellal non ha utilizzato né il termine ‘congelamento’ e né stop. Questo – ha aggiunto – è un modo per calmare la popolazione, ma purtroppo non sembra essere un passo indietro”.