In una dichiarazione congiunta i ministri degli Esteri dei Paesi riuniti nella conferenza di “Dialogo 5+5” – Italia, Algeria, Francia, Libia, Malta, Marocco, Mauritania, Portogallo, Spagna e Tunisia – hanno ribadito “la loro posizione in favore di una soluzione politica alla crisi in Libia fondata sul dialogo tra tutte le parti e senza alcuna ingerenza esterna” e confermato “il loro rifiuto di ogni soluzione militare in Libia”.
Dichiarazione finale
Nella dichiarazione finale, i ministri hanno ribadito il proprio “impegno per l'unità, l'integrità territoriale, la sovranità e la coesione nazionale di questo Stato”. Per questo, i 10 Paesi hanno fatto appello a un “dialogo inclusivo e alla riconciliazione in Libia, sulla base dell'accordo politico firmato il 17 dicembre 2015″ a Skhirat in Marocco. I partecipanti hanno poi ribadito il proprio “sostegno incondizionato” al Consiglio presidenziale e al Governo di Accordo Nazionale della Libia, guidato dal primo ministro Fayez al-Serraj. I 10 paesi presenti hanno anche detto di “sostenere pienamente” l'azione dell'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamé e il suo piano di azione adottato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2017, che prevede l'organizzazione di elezioni nel Paese africano entro il 2018.
Il futuro del Mediterraneo
Il Forum è stato aperto dal ministro italiano degli Esteri, Angelino Alfano. “In questa fase storica – ha spiegato -siamo arrivati ad uno snodo cruciale: o il Mediterraneo torna ad essere un luogo di aggregazione culturale, civiltà, commercio ed investimenti, oppure può sprofondare in un vortice di scontri, terrore, disperazione sociale e instabilità. La comunità internazionale deve fare il possibile affinché' si realizzi il primo scenario e non il secondo. “Questo perché portare pace, sicurezza e sviluppo sostenibile in una regione che collega Europa, Africa e Asia produrrebbe grandi benefici per tutti. Per noi e per le generazioni future“.