Dopo oltre tre mesi di degenza Serghei Skripal, l'ex spia del russa vittima di un tentato avvelenamento con agente nervino il 4 marzo a Salisbury, è stato dimesso all'ospedale della cittadina inglese dopo un miglioramento a sorpresa annunciato nelle settimane scorse della sue condizioni, date inizialmente per irrimediabili. Lo ha reso noto la direzione sanitaria dello stesso ospedale, precisando che l'uomo – come la figlia Yulia, già dimessa da qualche tempo – avrà comunque bisogno ancora di cure.
Doppiogiochista
Skripal – ex colonnello del Gru (l'intelligence militare di Mosca) vendutosi ai britannici negli anni '90 prima di essere scoperto in patria, condannato nel 2006 e infine graziato nel 2010 dal presidente russo e lasciato emigrare nel Regno Unito sull'onda di uno scambio di spie con l'occidente – sarebbe stato intossicato con un agente nervino Novichok di “scuola sovietica”, stando alle indagini di Londra. La Gran Bretagna accusa per l'episodio direttamente “lo Stato russo”, che da parte sua smentisce ogni coinvolgimento.
L'attacco
Nell'attacco del 4 marzo, oltre all'ex spia e a sua figlia Yulia, 33 anni, era rimasto contaminato il poliziotto locale Nick Bailey, fra i primi soccorritori, a sua volta già dimesso. L'epilogo di oggi “è un passo importante verso il recupero” di Skripal “che ora proseguirà fuori dall'ospedale“, ha sottolineato la dirigente dei servizi infermieristici della struttura, Lora Wilkinson, dicendosi “fiera dello staff del Salisbury Hospital” per “la sfida senza precedenti” affrontata con successo nel “trattamento di pazienti avvelenati con un agente nervino” e invocando adesso rispetto per la loro privacy anche durante la fase di convalescenza.
Intrigo
Gli Skripal sono stati sottratti agli occhi dei media e a qualunque contatto esterno – familiari e diplomatici russi inclusi – dalle autorità del Regno che si sono limitate a diffondere nelle settimane scorse, in un comunicato di polizia, dichiarazioni attribuite a Yulia nelle quali la donna chiedeva tempo e diceva di non volere, almeno “per ora”, l'assistenza consolare offerta da Mosca. Un comunicato che non ha convinto la Russia, il cui ambasciatore a Londra insiste a denunciare “il sequestro” di fatto delle due vittime e solleva dubbi sulla trasparenza di indagini e atteggiamento britannici.