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Siria, ragazzini torturati dai militanti dell’Isis

Molti ragazzi tra i quattordici e i sedici anni di di Kobane, in Siria, hanno subito per mesi abusi fisici e psicologici da parte dei jihadisti dell’Isis, che li avevano fatti prigionieri nel maggio scorso durante un’irruzione nella città curda al confine con la Turchia: a dichiararlo è “Human Rights Watch” che ha ricevuto testimonianze dirette dalle stesse vittime.

Sono stati proprio quattro di quei ragazzini, ora liberi e rifugiati in Turchia, a raccontare all’associazione quei mesi di terrore e brutalità: le piccole vittime hanno raccontato agli operatori di essere stati rapiti con altri centocinquanta compagni, mente tornavano a casa da una scuola a Manbiji, poco a sud est di Kobane. Dopo il rapimento, hanno subito le sevizie e le violenze nel nome dell’Islam e di Allah.

“Chi aveva un genitore nell’Ypg – la sigla della resistenza curda – soffriva di più”, ha raccontato un ragazzino, che poi ha trovato la forza per rivivere a parole quelle frustate ricevute con cavi elettrici. I bambini, hanno confessato loro stessi, sono stati anche costretti a vedere i filmati delle decapitazioni di Isis e delle azioni di battaglia: tenuti in ostaggio da giordani, libici, sauditi e tunisini, oltre a siriani, venivano picchiati con ogni pretesto, compreso lo scarso rendimento negli studi islamici, cui erano costretti.

In un caso, secondo uno dei testimoni, un ragazzo di quindici anni è stato legato e lasciato sospeso con le mani legate dietro alla schiena, e un piede legato alle mani. La sua colpa era stata aver invocato la madre, per paura. Una paura che i suoi carcerieri hanno puniti appendendolo al muro e intimandogli di “invocare Allah, non la mamma”. “Dall’inizio della rivolta in Siria – ha ammesso Fred Abrahams, consigliere speciale per i diritti dei minori di Human Rights Watch – Per quei bimbi non c’è pace: i minori hanno sofferto degli orrori della detenzione e della tortura, prima ad opera del governo di Assad e adesso dell’Isis”,

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