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SIRIA, MARCIA INDIETRO DELL’OLP : “NON COMBATTEREMO A YARMUK”

“La situazione umanitaria e della sicurezza nel campo di Yarmouk in Siria è andata di male in peggio. Gente innocente è utilizzata come scudi umani dalle parti in conflitto. Bisogna evitare un nuovo massacro”. Sono le parole dell’ alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, riguardo la crisi siriana che in questi ultimi giorni ha portato l’attenzione sul campo profughi nato nel 1957 per accogliere coloro che fuggivano dalla Cisgiordania.

L’Unione Europea lancia un appello per chiedere “alle parti in conflitto e a chi ha influenza su di loro di rispettare la legge internazionale, assicurare l’accesso umanitario e garantire un passaggio sicuro a tutti i civili che vogliono fuggire”. Il territorio assediato dai jihadisti dello Stato Islamico dal primo aprile, è ormai sotto il controllo del Califfato per il 90%.

Intanto l’Olp rifiuta il coinvolgimento nel combattimento armato che è attualmente in corso. Lo sostiene l’organizzazione in un comunicato diffuso da Ramallah. “Respingiamo del tutto di essere parte nel conflitto a Yarmouk con la scusa della sua liberazione”, ha detto l’Olp facendo appello ad “altri strumenti per per risparmiare il sangue del nostro popolo”. L’Organizzazione per la liberazione della Palestina inoltre ha confermato il suo impegno per mettere fine a “tutte le forme di aggressione e azioni armate”. La dichiarazione smentirebbe in questo modo le parole di Ahmad Majdalani, inviato del presidente Abu Mazen, il quale aveva annunciato l’accordo della leadership palestinese con il regime di Damasco al fine di utilizzare la forza militare per espellere i jihadisti dello Stato Islamico.

L’unica possibilità per intervenire è quella di creare un “corridoio umanitario” come ha riferito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, per limitare i danni di una guerriglia ha già causato almeno 1000 morti in soli nove giorni. Intanto sul luogo risulta impossibile raggiungere i profughi rimasti nel campo a causa degli incessanti combattimenti. Gli stessi operatori umanitari e medici intervenuti a Yarmuk sono stati uccisi mentre cercavano di prestare soccorso.

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