Dall’inizio del 2017 circa 603 mila siriani che erano fuggiti dalle proprie case a causa della guerra civile vi hanno potuto fare ritorno, ma altri 808 mila sono stati costretti a scappare da nuovi combattimenti, alcuni anche per la seconda o terza volta. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dell’Onu, diffuso oggi.
La situazione complessiva dei profughi rimane ancora drammatica. In un Paese che all’inizio del conflitto, nel 2011, contava 22 milioni di abitanti, oltre 6 milioni rimangono sfollati all’interno dei confini e quasi 5 milioni all’estero, per la maggior parte in Turchia, Libano e Giordania e, in misura minore, in Iraq ed Egitto. Secondo l’ultimo rapporto dell’Iom, l’84% di coloro che hanno potuto fare ritorno nei loro luoghi di origine erano sfollati interni e solo il 16% dall’estero. Circa la metà di coloro che sono rientrati sono tornati nella provincia di Aleppo, una tendenza che conferma quella registrata nel 2016, quando i ritorni erano stati circa 686.000 durante tutto l’arco dell’anno. Di questi, però, 42 mila sono stati costretti a fuggire nuovamente.
Intanto le forze a maggioranza curda sostenute dagli Usa sono riuscite a congiungersi, procedendo da est e da ovest, all’interno di Raqqa per la prima volta da quando, il 5 giugno scorso, hanno lanciato un’offensiva per strappare all’Isis la sua roccaforte nel nord della Siria. Lo ha affermato in un tweet Brett McGurk, l’inviato speciale del presidente americano Donald Trump per la Coalizione internazionale che combatte il sedicente Stato islamico. Si tratta di un passo avanti “fondamentale per stringere il cerchio intorno ai terroristi dell’Isis”, ha detto McGurk.
Circa il 50% della città, situata lungo le rive dell’Eufrate, è finora stata riconquistata dalle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), a maggioranza curda, sostenute dai bombardamenti della Coalizione a guida Usa e dalle forze speciali americane sul terreno. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) afferma intanto che dall’inizio dell’offensiva, poco più di due mesi fa, sono 595 di cui 136 minori, i civili rimasti uccisi nei combattimenti e nei bombardamenti aerei.