L’esercito siriano libero (Esl), gruppo ribelle sostenuto dall’Occidente, si è ritirato da Aleppo e Jamal Marouf, il leader della coalizione di cui l’Esl fa parte, si è rifugiato in Turchia. Lo riferiscono fonti turche della sicurezza al quotidiano Hurriyet, e aggiungono che l’Esl ha ritirato dalla città della Siria settentrionale la sua milizia di 14.000 uomini. E’ stato rivelato anche da fonti anonime che il capo degli estremisti si è rifugiato presso le autorità turche. Non si conosce ancora la data precisa della fuga ma è probabile sia avvenuta intorno alla metà di novembre.
L’Esl si ritrova a perdere il controllo del valico di Bab al-Hawa che ora è sotto la gestione di una coalizione minore di ribelli, guidata dal gruppo islamico Ahrar al-Sham. Questi ultimi sono venuti in possesso di una parte delle armi che la comunità internazionale ha fatto avere all’Esl per rendere più efficace la sua lotta contro i jihadisti. Recentemente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato la mancanza di controllo nella città di Aleppo, dove la situazione sta precipitando.
La comunità di Sant’Egidio rilancia un appello per salvare la cittadina a nord della Siria che continua ad essere teatro di assedi e scontri. Andrea Riccardi, il fondatore della comunità, ha dichiarato durante una conferenza stampa: “Noi non vogliamo che Aleppo diventi la nuova Mosul. Ci vuole un’azione diplomatica coordinata. Il ruolo dell’Onu – prosegue – è decisivo per la possibilità di creare luoghi sicuri sotto il controllo dei Caschi Blu”. E’ partito anche l’hashtag “savealeppo” sul twitter dell’associazione per mobilitare e sensibilizzare la rete su questo problema.