Possibile svolta nella riconquista di Raqqa, roccaforte dell’Isis in terra siriana. Le forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti hanno infatti aperto una breccia nelle antiche mura della Città vecchia. Lo riferiscono media panarabi che citano fonti militari delle “Forze democratiche siriane“, piattaforma curdo-araba guidata dal Pkk e appoggiato dagli Usa. A Raqqa, secondo l’Onu, ci sono ancora dai 50mila ai 100mila civili.
Sul fronte diplomatico va registrato quanto affermato dal capo negoziatore della Russia ai colloqui di Astana, Alexander Lavrentyev, secondo cui sarebbero state concordate le linee di contatto in due delle quattro zone di “de-escalation“. “Ci sono questioni particolari su Idlib e alcune riserve sulla zona del sud – ha spiegato -. Penso che saremo in grado di raggiungere una soluzione di compromesso molto presto”. La polizia militare russa potrebbe essere inoltre inviata nelle zone di “de-escalation” con una funzione di monitoraggio ma su questo punto non c’è ancora “un pieno accordo“.
Si registrano, intanto, nuove tensioni fra Turchia e milizie curde dell’Ypg. Ankara minaccia di intervenire militarmente nella regione di Afrin nel nord della Siria se l’Ypg se continuerà a rappresentare una “costante minaccia per la sicurezza“. Lo ha ribadito alla tv statale Trt il ministro della Difesa di Ankara, Fikri Isik, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente Recep Tayyip Erdogan. La Turchia considera l’Ypg come un’organizzazione terroristica legata al Pkk, mentre gli Usa lo sostengono – anche con la fornitura di armi – nella lotta all’Isis. “Non ci asterremo dal fare tutto ciò che è necessario“, ha spiegato Isik, assicurando che Ankara continuerà a rispondere al “minimo” attacco che dovesse giungere dal nord della Siria. Secondo la stampa locale, nelle scorse ore l’esercito avrebbe nuovamente risposto al fuoco proveniente dalla zona di Afrin.