Colpo di scena alla Casa Bianca. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha dichiarato di considerare “con rispetto” il documento dei 51 che contestano la politica del presidente Barack Obama nei confronti del regime di Assad. Ormai Evidente, dunque, la spaccatura ai vertici dell’Amministrazione riguardo alla linea da tenere verso Damasco se neanche il segretario di Stato Kerry prende le distanze dal dossier.
Nel memorandum si legge la richiesta di 51 alti diplomatici americani che, in aperto dissenso con la linea di politica estera di Obama, chiedono un’azione militare contro il presidente siriano Bashar. Nello specifico, il “memorandum dei 51” sottolinea la necessità di punire Assad per le sue continue violazioni del cessate il fuoco e rimette all’ordine del giorno l’obiettivo di provocare la caduta del suo regime; i dirigenti della diplomazia Usa sollecitano inoltre raid aerei direttamente mirati contro il governo di Damasco. Tra le motivazioni alla base del contrasto tra i 51 diplomatici firmatari e la presidenza si legge: Obama con il suo attendismo si starebbe alienando le simpatie di molte forze sunnite.
Da parte sua, il primo presidente afroamericano ha spesso argomentato che un’escalation militare rischia di trascinare gli Stati Uniti verso un confronto diretto con la Russia e l’Iran, già impegnati nella guerra in Siria. Il fatto che Kerry non abbia preso le distanze dal memorandum dei 51 indica che è in corso un dibattito acceso ai vertici dell’esecutivo. Una spaccatura che può preludere a una revisione della politica americana in Siria, assai probabile se a novembre dovesse vincere le elezioni presidenziali Hillary Clinton. L’ex First Lady infatti, a suo tempo, si disse favorevole a forniture di armi molto più sostanziose alle milizie anti-Assad e propose la creazione di “corridoi umanitari” per i profughi, protetti dall’aviazione Nato.