In soli 7 mesi in Siria sono state uccise 2000 persone dai raid della coalizione internazionale a guida americana sul nord del Paese. Tra questi si contano 66 civili e 10 bambini. Il bilancio è stato stilato dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). I morti sono precisamente 2078. La maggior parte di loro, nello specifico 1922, erano jihadisti dell’Isis, soprattutto stranieri. Novanta uccisi erano miliziani del Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida.
La situazione nel Paese è estremamente preoccupante, alla guerra civile che ormai è al suo quarto anno e che ha già portato alla morte di 200 mila persone, si è intrecciata l’avanzata dello Stato Islamico. Le province di Al Hasakah e Raqqa sono passate sotto il controllo del Califfato ed è qui che nel luglio del 2013 è scomparso il padre gesuita romano Paolo Dall’Oglio. Intanto verso sud presso il confine con la catena montuosa del Golan occupato da Israele, proseguono gli scontri con gruppi islamisti e il Fronte al Nusra,mentre consiglieri iraniani e milizie sciite libanesi di Hezbollah appoggiano le forze lealiste.
A inizio aprile il presidente Bashar al-Assad, intervistato da Charlie Rose sulla Cbs, ha dichiarato che dall’inizio dei bombardamenti statunitensi in Siria, il numero dei miliziani dell’Isis è in aumento. “I raid americani in alcuni casi possono portare dei benefici a livello locale ma lo Stato Islamico sul piano generale è cresciuto dall’inizio degli attacchi. Ci sono più reclutamenti e alcune stime parlano di 1.000 arruolati al mese nel nostro Paese. Stanno crescendo in Iraq, in Libia, e altre organizzazioni affiliate ad al-Qaeda hanno annunciato la loro adesione all’Isis”.