Sarebbe di oltre 40 morti (44, secondo quanto riferito dall’Osservatorio per i diritti umani) e almeno 100 feriti il bilancio del duplice attacco suicida, molto probabilmente di matrice fondamentalista sunnita (anche se non vi è ancora stata una rivendicazione ufficiale), nei pressi della città vecchia di Damasco, in Siria, dove un kamikaze si è fatto saltare in aria, circa 10 minuti dopo l’esplosione di un altro ordigno, deflagrato al momento del transito di un pullman carico di pellegrini sciiti. Anche il ministro dell’Interno, Mohammed al-Shaar, ha reso nota una stima provvisoria delle vittime (40 morti e 120 feriti), la quale confermerebbe, con poche discrepanze, quella riportata dall’Osservatorio con base in Gran Bretagna e diffusa dal sito di “al Jazira”. L’attentato sarebbe stato compiuto ai danni dei fedeli di appartenenza sciita, soprattutto iracheni, diretti al mausolei di Bab al-Saghir (dal nome di una delle sette porte di Damasco), nel pieno centro della capitale e meta abituale dei fedeli appartenenti al ramo minoritario dell’islam nonché, assieme ad altri santuari, spesso obiettivo degli estremisti di Al Qaeda e dell’Isis.
La dinamica dell’attentato
Le varie fonti non sono tutte concordi nel ricostruire l’esatta dinamica dell’attentato: secondo l’agenzia ufficiale siriana “Sana”, infatti, a provocare la strage sarebbero stati due ordigni piazzati nei dintorni del cimitero, destinazione dei pellegrini. Il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iraq, Ahmed Jamal, ha invece dichiarato come l’attacco sia stato indirizzato proprio nei confronti dei due bus che trasportavano i fedeli sciiti, condannando fermamente la violenza perpetrata ai loro danni e invitando la comunità internazionale a fare altrettanto. La rete libanese al-Manar, invece, ha parlato di due attentatori suicidi e, nel riportare la notizia, avrebbe citato fonti ufficiali siriane.
Non si arresta, dunque, l’escalation di violenza della guerra siriana, arrivata a colpire anche nel centro di Damasco. Questa volta, l’obiettivo dell’attacco fondamentalista è stata la popolazione civile, solo poche ore dopo l’attacco delle forze governative di Damasco verso le postazioni ribelli di al Qabun, situate nei pressi della capitale. Come detto, non è la prima volta che gli integralisti prendono di mira luoghi sacri agli sciiti: l’ultimo attacco, in ordine cronologico, risale all’11 giugno 2016, quando un altro duplice attentato colpì il santuario di Sayyida Zeinab, provocando 15 morti e decine di feriti.