Doppio attentato a kamikaze a Damasco. Il primo attacco si è verificato dinanzi alla sede del tribunale, nel quartiere di Al Hamidiya, al centro della capitale siriana. Le vittime, secondo la polizia, sarebbero almeno 30, mentre l’Osservatorio per i dritti umani parla di 37 morti. Il terrorista si è fatto esplodere proprio all’ingresso del palazzo di Giustizia nel giorno del sesto anniversario dell’inizio della guerra del conflitto siriano.
Una seconda deflagrazione, provocata sempre da un attentatore suicida, è avvenuta a in un ristorante nella zona di Rabweh. Anche i questo caso le vittime sarebbero numerose, ma i numeri ufficiali della strage non sono stati ancora resi noti.
“Oltre 400 mila morti siriani, tra cui tantissimi bambini, un milione di feriti, quasi 5 milioni di rifugiati, ci ricordano che questa crudele guerra è durata troppo e va fermata” ha detto all’Ansa l’inviato Onu Staffan De Mistura a sei anni dalle prime rivolte anti Assad che diedero il via alla guerra civile siriana. Per arrivare alla pace, secondo il diplomatico “ci sono due grandi ostacoli e un grande pericolo da affrontare. In ambedue i campi purtroppo ci sono ancora coloro che credono che il conflitto possa portare a una vittoria militare. Gli attentati di oggi a Damasco e i bombardamenti aerei degli ultimi giorni rappresentano due facce di questa crudele visione”. Inoltre, ha proseguito de Mistura “la tregua patrocinata da Russia e Turchia è fragile ma è una tregua che ha ridotto la violenza e va ad ogni costo sostenuta”. Il pericolo, secondo l’inviato Onu, “è che il conflitto siriano e i siriani vengano dimenticati perché la comunità internazionale e l’opinione pubblica rischia di perdere la speranza in una soluzione politica e negoziale“.
Ma tra tante ombre ci sono anche delle luci: “Il Consiglio di Sicurezza Onu ha finalmente lanciato la settimana scorsa un chiaro sostegno a un piano presentato da me basato su una nuova inclusiva governance, nuova costituzione, e elezioni sotto egida Onu. Inoltre gli aiuti umanitari, anche se limitati, hanno evitato fame ed epidemie nel Paese”.