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Siria, attacco dell’Isis contro il maggiore giacimento di gas del Paese

L’Isis ha danneggiato, e forse distrutto, il maggiore giacimento di gas della Siria nella provincia centrale di Homs. E mentre nel resto del Paese continuano isolate violazioni della tregua in vigore dal 30 dicembre scorso, il presidente Bashar al Assad si dice pronto a discutere “su tutto” nei previsti negoziati con l’opposizione in Kazakistan. Il giacimento fatto esplodere è quello di Hayyan, ad est di Homs, che prima dell’inizio del conflitto civile, nel 2011, arrivava a produrre più di tre milioni di metri cubi di gas al giorno.

L’agenzia Aamaq dell’Isis ha pubblicato una foto e un video in cui si afferma che il sito è stato distrutto. La veridicità delle immagini è stata confermata da “fonti del ministero siriano del petrolio” citate dalla tv panaraba al Mayadin, finanziata dall’Iran. Con questo video che documenta una nuova distruzione ad opera degli uomini del “Califfato”, l’Isis ne ha diffuso un altro in cui si vedono le “esecuzioni” in Siria di tre prigionieri accusati di essere spie curde, ad opera di altrettanti bambini. Immagini simili erano state fatte circolare negli ultimi anni, ma alcuni particolari di queste ultime le rendono, se possibile, ancora più scioccanti.

Il video è stato infatti girato in un piccolo parco giochi nella provincia orientale di Deyr az Zor e il più piccolo dei bambini, di soli 4 anni, viene mostrato mentre spara con una pistola in testa ad un prigioniero e poi grida “Allah Akbar“. Gli altri due bambini trasformati in ‘boia’ dal lavaggio del cervello a cui sono stati sottoposti hanno 9 e 13 anni e vengono mostrati mentre decapitano le vittime. Per quanto riguarda gli attesi colloqui intersiriani ad Astana, in Kazakistan, Assad ha assicurato di essere pronto a discutere di ogni argomento. Nei giorni scorsi la Turchia, sponsor dell’iniziativa insieme alla Russia, aveva detto che i colloqui erano fissati per il 23 gennaio.

Ma diversi gruppi ribelli hanno annunciato la sospensione dei contatti preparatori in segno di protesta per gli attacchi governativi nella Valle di Barada, nella provincia di Damasco. “Tutto è ancora aperto – ha detto Assad – ma non sappiamo ancora chi rappresenterà l’altra parte. Sarà la vera opposizione siriana? E quando dico ‘vera’ significa l’opposizione locale, non l’opposizione saudita, francese o britannica”.

Membri delle forze speciali statunitensi, intanto, sono entrati in azione la notte scorsa contro l’Isis nel nord-est della Siria a sostegno delle forze curde impegnate nella conquista della città di Tabqa, a ovest di Raqqa, roccaforte del sedicente Stato islamico. Lo riferisce Al Mayadin, precisando che i militari americani si sono calati a terra nel distretto di Kubr da quattro elicotteri militari Apache. I combattimenti, affermano non meglio precisate fonti, sono durati ore e nello scontro sono stati uccisi “numerosi miliziani” dell’Isis e alcuni “alti responsabili” dell’organizzazione sono stati fatti prigionieri. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) afferma che all’operazione hanno preso parte anche militari che parlavano arabo e che negli scontri sono stati uccisi 25 miliziani dell’Isis.

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