Quella dello Stato Islamico è una guerra senza età e sono ancora tanti i minori che muoiono in nome della Jihad. I “cuccioli del Califfato”, così vengono chiamati, sono quei piccoli che addestrati dai jihadisti si preparano a combattere negli scontri in Siria e contro l’esercito iracheno. Solo nei giorni scorsi 14 bambini-kamikaze sono stati fatti esplodere nel contesto di questi conflitti.
Secondo l’osservatorio Sohr il reclutamento degli adolescenti è in continua crescita in particolar modo nel Paese di Assad, sempre più diviso e frammentato dalla guerra civile. Qui sono stati aperti degli uffici per aiutare i ragazzi ad entrare tra le fila dei combattenti anche, e molto spesso, andando contro il parere dei genitori.
Molte famiglie vengono direttamente contattate per convincere a inviare i propri figli in battaglia o anche solo per un addestramento in cui vengono allestite esecuzioni di prigionieri. Sempre più spesso questo i bambini vengono assoldati in cambio di pagamenti, beni di valore o altri tipi di aiuti. E’ la nuova generazione di jihadisti a cui lo Stato Islamico dedica tempo e cura per assicurare il proprio futuro: “In questi campi gli insegnano a usare le armi e ricevono un’educazione religiosa” scrive un rapporto delle Nazioni Unite a riguardo, “successivamente vengono usati per operazioni belliche, inclusi attacchi suicidi”.