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Shutdown, spunta un proclama di Trump

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Tutto come previsto: votazione conclusa con un buco nell'acqua e disegni di legge entrambi bocciati, quello repubblicano e quello democratico. Niente di fatto, ancora una volta, e lo shutdown prosegue richiedendo, a questo punto, una misura drastica per porvi fine e riaprire finalmente il governo, ormai oltre un mese dopo la chiusura. La strategia è semplice: emergenza nazionale con più di 7 miliardi di dollari come potenziali fondi per la costruzione del muro al confine. Si era già paventato qualche settimana fa, ora appare la soluzione più rapida. Forse l'unica, visto lo stallo pressoché irrisolvibile, dal momento che entrambe le parti mantengono granitica la loro posizione. E il consenso del Tycoon inizia a scendere a livelli mai visti, con la soglia del 34% toccata nelle ultime ore e sulla quale pesa il malcontento dei lavoratori messi all'angolo dallo stop alle attività governative.

Il voto

Quasi superfluo dare i numeri della votazione. Primo tracollo, quello repubblicano: appena 50 voti, addirittura meno di quanti erano stati previsti (52). La proposta prevedeva tre anni di assistenza ai dreamers in cambio dei 5,7 miliardi per il muro. Niente di fatto. Numeri praticamente identici per la proposta dem: 52 voti per l'idea di riaprire il governo per due settimane (fino all’8 febbraio), mossa che avrebbe consentito di pagare gli stipendi e ricominciare a discutere senza lo stop di mezzo. Niente, neanche questa volta: a entrambi servivano 60 voti. E allora si continua con l'impasse.

Il proclama

Che la situazione fosse seria lo si era capito già in precedenza, non ultimo due giorni fa, quando la speaker della Camera, Nancy Pelosi, aveva negato a Donald Trump la sala a sua gestione di Capitol Hill per il tradizionale discorso sullo Stato dell'Unione. Risultato: niente State Union visto che, nonostante le polemiche, pare che anche il presidente si sia convinto che non è il momento di farlo. Ben più urgente, come rivela un'esclusiva della Cnn, stilare una bozza di proclama in cui definire le condizioni di emergenza al confine messicano e affidare tutto, risoluzione e ripresa, al reperimento di fondi per la fatidica barriera: “La massiccia quantità di stranieri che entrano illegalmente negli Stati Uniti ogni giorno è una minaccia diretta per la sicurezza della nostra nazione e costituisce un'emergenza nazionale”. Breve e conciso il documento nella sua parte essenziale che si conclude lapidariamente: “Ora, dunque, io, Donald J. Trump, dall'autorità che mi è stata conferita dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d'America, incluso il National emergencies act (50 USC 1601 e segg.), dichiaro che l'emergenza nazionale esiste al confine meridionale degli Stati Uniti”.

Ora non resta che attendere che la dichiarazione venga proclamata o meno. In caso affermativo, il muro potrebbe diventare realtà. Nel frattempo, si sa che dei 7 miliardi, 681 milioni verrebbero dai fondi non spesi del Tesoro, altri 3,6 miliardi da fondi per le costruzioni militari e 3 miliardi dai fondi del Pentagono per le opere pubbliche. Infine, 200 milioni dai fondi del dipartimento per la sicurezza nazionale.

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