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Senato in pressing: “Stop ai fondi per i sauditi”

Continua a far discutere anche negli Stati Uniti il caso di Jamal Khashoggi, il giornalista del Washington Post ucciso e sezionato nel consolato saudita di Istanbul alcune settimane fa. Una questione sulla quale il presidente Trump si è espresso spiegando che “nessun rapporto diretto” esiste fra il principe saudita Mohammed bin Salman e l'uccisione brutale del cronista. Una versione ribadita ancora una volta dal segretario di Stato Mike Pompeo, reduce da un accesso confronto con il Senato, accompagnato dal segretario della Difesa, James Mattis, a sua volta autore di un discorso che, in buona sostanza, ha provocato un'agitazione politica per ciò che concerne l'intervento americano nel conflitto dello Yemen.

Il caso

La questione ruota attorno al caso Khashoggi ma anche all'interventismo statunitense al fianco delle truppe saudite nello Stato della Penisola arabica, da anni al centro di una sanguinosa guerra civile. Alcuni senatori, durante il briefing hanno manifestato la loro intenzione di lasciare la seduta, insistendo con Pompeo e Mattis per bannare il supporto militare ai sauditi nel conflitto yemenita, cominciando con il taglio dei fondi. L'incontro dei due funzionari con il Senato non sembra aver sortito gli effetti sperati: dall'ala maggiore di Capitol Hill si insiste nel richiedere l'interruzione dell'assistenza logistico-militare e, a quanto pare, la paventata risoluzione anti-intervento potrebbe essere stilata a stretto giro, motivata dal fatto che, a detta dei dissidenti (ma anche della maggior parte degli organismi internazionali), il conflitto stia causando il caos nel Paese, ledendo i diritti umani e sottoponendo i civili a bombardamenti indiscriminati.

Tra Yemen e Arabia

La situazione sembrerebbe a un punto di stallo, con i senatori a premere per avere ascolto da parte dell'amministrazione Trump e Pompeo fermo nel ribadire che se gli Stati Uniti non partecipassero al conflitto nello Yemen “sarebbe molto peggio”. Sia il segretario di Stato che della Difesa, però, nei giorni scorsi avevano auspicato lo stesso una risoluzione pacifica del conflitto, augurandosi che “tutti si sarebbero potuti sedere a un tavolo di trattative”. Lo stesso leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, si era detto in accordo sul fatto che “una sorta di risposta” fosse necessaria, da parte del governo americano, sul ruolo dei sauditi nella morte di Khashoggi, anche alla luce di alcune presunte scoperte dell'intelligence che parlerebbero almeno di una trama a conoscenza di bin Salman anche se, a ogni modo, le indagini della Cia non sono state rivelate e si resta sul campo delle ipotesi. Lo stesso Mattis, affermando di aver letto tutti i rapporti dell'intelligence, ha affermato che non vi sono prove o indizi per un suo coinvolgimento. E, alla domanda di un cronista sui presunti rapporti confidenziali della Cia, il segretario della Difesa ha glissato invitando i reporter a recarsi dalla stessa intelligence.

 

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