Resta alta la tensione tra Madrid e Barcellona alla vigilia del referendum sull’indipendenza della Catalogna. Nella notte quattro persone sono rimaste lievemente ferite a seguito di una sparatoria avvenuta contro un seggio del comune di Manlleu. I feriti, appartenenti a un gruppo di occupanti dei Comitati di difesa del referendum, si trovavano sulla porta della scuola Puig Agut al momento degli spari (realizzati con un fucile da caccia). La polizia sta indagando, ma al momento non ci sono arresti.
Trattori a difesa dei seggi
Nel frattempo, oltre 2 mila trattori si sono riversati nelle strade della Catalogna in difesa dei seggi per il referendum sull’indipendenza. Più di 400 mezzi agricoli hanno invaso il centro di Barcellona, fino alla sede del governo catalano del presidente Carles Puigdemont. Centinaia di trattori sono confluiti verso altre città, come Girona, Tarragona, Lleida, Badalona. Il sindacato catalano Unione dei contadini (Up), promotore dell’iniziativa, ha anche invitato i suoi aderenti a difendere i seggi durante la giornata di voto.
Seggi occupati
Secondo i media locali, almeno 163 seggi elettorali del referendum di indipendenza sono già occupati per impedire che vengano chiusi dalla polizia. Come riporta l’agenzia Efe della delegazione del governo spagnolo in Catalogna, fino ad ora le forze dell’ordine hanno effettuato sopralluoghi in 1300 collegi, sui 2315 previsti. Centinaia di catalani, anche intere famiglie, hanno passato la notte nei seggi in diversi centri civici e scuole. La polizia catalana ha chiesto agli occupanti di liberare i locali entro le 6 del mattino di domenica 1 ottobre, tuttavia non è intervenuta per allontanarli. L’occupazione, secondo fonti locali, continuerà anche questa notte.
Un’occupazione pacifica
L’occupazione dei seggi è avvenuta in forma “pacifica e festosa”, ha riferito la tv pubblica. Gli occupanti, spesso studenti con i genitori, hanno organizzato attività di ogni tipo, tornei di scacchi, di calcio, proiezioni di film, concerti, esibizioni artistiche e sportive. Decine di materassini sono stati portati nei seggi per poter portare a termine la “rivolta dei pigiama”. Occupazioni pacifiche sono in corso in tutta la Catalogna, da Barcellona a Girona. Il governo catalano ha avvertito la popolazione di evitare di rispondere a “provocazioni”, sostenendo che la Spagna potrebbe cercare di provocare incidenti violenti.
Tensione alta tra Madrid e Barcellona
Domenica 1 ottobre “tutti potranno votare”, ha garantito il governo catalano, chiamando alle urne 5,3 milioni di cittadini. Ma Madrid tuona: “Il referendum non si farà”. Alla vigilia del voto la tensione e l’incertezza resta a livelli altissimi. In Catalogna, al momento, ci sono oltre diecimila agenti di polizia, inviati dal governo spagnolo per impedire il voto in nome della costituzione del 1978. Un’ondata di militari che non ferma la determinazione dei catalani: il 63% di loro ha infatti affermato che si recherà comuqnue votare. Sono oltre sei mila i seggi allestiti nelle scuole, nei centri civici e sportivi e nei teatri, da Barcellona a Girona, dai Pirenei alla Costa Brava. Tutti occupati da famiglie e cittadini, così da poter garantire il voto anche contro il divieto espresso da Madrid e che la polizia farà rispettare. Già nella giornata di oggi sono previsti degli sgomberi. Ai militari, infatti, la giustizia spagnola ha ordinato di recintare i seggi, sequestrare urne, schede e computer. Nel frattempo l’Anc, prima organizzazione della società civile catalana, prevede “code gigantesche” anche per quei seggi che la polizia spagnola chiuderà, dove sono previste “soluzioni alternative”.
Pujgdemont: “Abbiamo già vinto”
“Abbiamo già vinto!”, ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont nel comizio finale della campagna per il referendum di domenica: “Abbiamo sconfitto la paura, le minacce, le pressioni, le menzogne e le intimidazioni, di uno Stato autoritario”, e “ora tocchiamo quello che era un sogno”, l’indipendenza.