Un urlo liberatorio, un'esultanza spontanea hanno accompagnato l'attracco al molo maltese di Hay Wharf dei 49 migranti fino a oggi a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye che, per tutti loro, significa anche la fine definitiva di un incubo. La costa di Malta, rimasta per tanti giorni solo un miraggio, è stata finalmente toccata dagli scafi delle navi maltesi e da tutti coloro che, per lunghissimi ed estenuanti giorni, erano stati imbarcati sulle due navi ong, equipaggio e naufraghi, divenuti ormai compagni di navigazione. Ora, chi dal mare è stato salvato attenderà il ricollocamento in uno degli otto Paesi dell'Unione europea che hanno dato il loro assenso ad accoglierli. Il via libera agli sbarchi era stato dato dal premier maltese, Joseph Muscat, annunciandolo al contempo dell'accordo raggiunto con l'Europa per la ridistribuzione dei 49. Successivamente, il commissario europeo alla Migrazione, Dimitrios Avramopoulos, aveva annunciato l'inizio dello sbarco sul territorio maltese. Una tappa provvisoria, prima della partenza verso il rispettivo Stato disposto ad accogliere una parte di loro.
Il piano
Dopo lo sbarco, quindi, il programma resta quello stabilito: Malta trasferirà sulle proprie navi i migranti che saranno redistribuiti tra otto paesi Ue, tra cui l'Italia. “L'operazione per trasferire i migranti sulle navi delle nostre forze armate – aveva detto in mattinata Muscat – inizierà il prima possibile”. Gli 8 paesi che contribuiranno al ricollocamento dei migranti a bordo della Sea Watch sono, secondo quanto riferito da Muscat, “Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo, Olanda e Italia“. “In segno di buona volontà da parte di coloro che hanno riconosciuto le missioni di salvataggio effettuate da Malta nei giorni scorsi – ha aggiunto il premier dello Stato insulare -, altri 131 migranti già a Malta saranno trasferiti in altri Stati membri”. “Accogliamo con favore questa dimostrazione di solidarietà – ha proseguito – a riconoscimento del fatto che Malta ha fatto molto di più di ciò che gli spettava”. Alle barche “delle ong Seawatch 3 e Albrecht Penck – ha concluso – sarà chiesto di lasciare le nostre acque territoriali immediatamente dopo il trasferimento dei migranti”.