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Schulz rinuncia agli Esteri

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Martin Schulz rinuncerà all'incarico di ministro degli Esteri nella Grosse Koalition varata due giorni fa dopo l'accordo con la Cdu di Angela Merkel. Lo riporta il Der Spiegel.  

Passaggio di consegne

La decisione, ancora non confermata, nasce nella tempesta interna al partito socialdemocratico dopo il passo indietro dell'ex presidente dell'Europarlamento, pronto a cedere lo scettro di leader all'attuale capo del gruppo parlamentare, Andrea Nahles, prima donna a guidare l'Spd.  

Suspence

Alla neonata maggioranza manca ancora l'ok della base del partito di centrosinistra. Il match si giocherà dal 20 febbraio al 3 marzo, nel congresso voluto proprio da Schulz per giustificare il dietrofront a favore di nuove trattative di governo dopo aver dichiarato, a urna ancora calde, che l'unica opzione possibile era quella di tornare all'opposizione. Sono oltre 400 mila i membri dell'Spd che voteranno il loro gradimento o meno ad una nuova edizione della Grosse Koalition. Come annunciato nei giorni scorsi alla Willy-Brandt-Haus, il quartier generale della compagine, i risultati saranno proclamati alle 9 del mattino del 4 marzo: e qualche elemento di suspense c'è, visto che, dietro appello dei “Jusos“, i giovani socialdemocratici, si sono registrati dall'inizio dell'anno oltre 24 mila nuove adesioni. Che avranno il loro peso.

In difficoltà

Merkel, da parte sua, sembra mostrare una debolezza senza precedenti nella sua lunga esperienza di governo. Ha dovuto spiegare quanto fossero importanti i dicasteri assegnati alla Cdu (Economia, Difesa, Sanità, Istruzione e Agricoltura), ma ha dovuto accettare l'addio al governo di un suo fedelissimo come Thomas de Maiziere, finora responsabile degli Interni, e la perdita di un dicastero cruciale come quello delle Finanze, determinante sotto il profilo europeo. Gli Interni, e con loro una parte della gestione dello scottantissimo capitolo dei migranti, sono stati concessi a Horst Seehofer, capo della Csu e governatore uscente della Baviera, a cui viene aggiunta anche una competenza definita “patria”: un chiaro messaggio ai populisti e alla fascia destra della compagine di governo.

Alberto Tuno: