La Svezia reintroduce i controlli sul ponte Oresund, alla frontiera con la Danimarca, e quest’ultima li riattiva al confine con la Germania, per ridurre il flusso di richiedenti asilo. Per il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, tramite il suo portavoce, Martin Schaefe, benché si tratti di provvedimenti definiti dai rispettivi governi temporanei e a campione, “Schengen è a rischio”. La libertà di movimento è un principio fondamentale dell’Unione Europea, ma oggi sembra essere messa in discussione a causa dell’enorme pressione di profughi alle frontiere.
I provvedimenti del governo svedese, dopo oltre mezzo secolo di libertà di movimento, sono motivati dal numero di rifugiati nel Paese, di gran lunga superiore a quelli ospitati negli altri Stati europei, in rapporto alla densità di popolazione. Soltanto nel 2015, sono stati oltre 163mila i richiedenti asilo. Nel solo mese di novembre ne sono arrivati 40mila.
Nei mesi scorsi, aveva sollevato qualche polemica la proposta di legge danese di confiscare beni e preziosi ai migranti senza permesso di soggiorno per “coprire le spese” del loro soggiorno nel Paese nordico.
Per il governo tedesco, queste decisioni sollecitano ad un intervento comune degli Stati dell’UE per una soluzione condivisa di controllo delle frontiere con i Paesi extra-comunitari.
Con i suoi 16 km di lunghezza, l’Øresundsbron è il collegamento sul mare più lungo d’Europa.