Come previsto, e come in parte annunciato già nelle ore successive all'emersione dello scandalo, il Consiglio d'amministrazione della Nissan ha rimosso dall'incarico di presidente il top manager Carlos Ghosn, ideatore del supermarchio con Renault e Mitsubishi, arrestato quattro giorni fa a Tokyo con l'accusa di aver falsficato la documentazione relativa ai compensi da lui percepiti. Una decisione già nell'aria, vista la pesantezza delle accuse mosse nei confronti dell'ormai ex ad e la picchiata subita dal titolo Nissan-Renault-Mitsubishi in Borsa dopo il fermo di Ghosn, peraltro prolungato di altri 10 giorni nella giornata di ieri. Al momento non è ancora chiaro se anche gli altri due gruppi riuniti nella partnership opteranno per la medesima soluzione: di sicuro, il cda di Mitsubishi Motors si riunirà a breve per deliberare sul futuro di Ghosn, mentre Renault ha (per ora) nominato Thierry Bolloré come ceo ad interim, mentre Philippe Lagayette ha assunto il ruolo di presidente provvisorio non esecutivo, senza aver adottato provvedimenti ufficiali nei confronti del manager brasiliano-libanese.
Le accuse
Ora, mentre i tre gruppi proseguono il loro percorso comune pur duramente provati dalla situazione che ha colpito l'uomo che aveva creato il super-asset franco-nipponico, inizia a delinearsi più chiaramente la natura delle accuse nei confronti di Ghosn: stando alle prime ricostruzioni, infatti, le irregolarità contestate riguarderebbero almeno cinque anni, durante i quali avrebbe alterato i bilanci societari e dichiarato cifre progressivamente e sistematicante minori riguardo il proprio compenso nelle comunicazioni ufficiali. La Procura giapponese aveva parlato di “significativi abusi” e, assieme a Ghosn, emesso un fermo anche nei confronti di un altro dirigente, Greg Kelly, sospettato di aver effettuato i medesimi presunti illeciti.
Secnari incerti
Nel frattempo, arrivano voci di un possibile insediamento di Hiroto Saikawa come presidente di Nissan. Il manager giapponese, amministratore delegato del gruppo, solo pochi giorni fa aveva condannato duramente il comportamento del presidente, parlando delle motivazioni che hanno portato la Procura a muovere accuse mosse contro di lui come di “una condotta che deriva da una situazione in cui troppo potere è stato concentrato nelle mani di una sola persona per lungo tempo, e che richiederà un processo penale”. Un affondo deciso che, in parte, mostra un clima ben meno sereno rispetto a quanto sia apparso finora, con il progetto di fusione definitiva tra Nissan e Renault che pare essere particolarmente indigesto all'azienda giapponese. Nel 1999 Ghosn riuscì, di fatto, a riportare in auge il marchio nipponico proprio creando l'asset con Renault, lasciando alla casa francese il 43% di Nissan, e a quest'ultima un 15% della compagna di viaggio. Un nuovo brand, al quale si è successivamente aggiunta Mitsubishi, che ora potrebbe risentire del tracollo di Ghosn, perlomeno sul progetto Nissan-Renault. Del resto, anche le differenti reazioni allo scandalo, ben bilanciate fra la furia giapponese e la prudenza francese, mostra come il clima fra i gruppi sia piuttosto teso, anche considerando che, qualunque possa essere la volontà di Nissan, l'ultima parola spetterebbe sempre all'azienda transalpina.