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Sarkozy si difende: “Calunnie”

Nicolas Sarkozy si è difeso davanti ai giudici che lo interrogavano sul caso legato al presunto finanziamento libico alla sua campagna elettorale per le presidenziali del 2007. “Calunnie” ha sbottato l'ex presidente francese, secondo cui, riporta Le Figaro, non esistono “prove materiali” che abbia ricevuto soldi dal regime di Muhammar Gheddafi

Sotto torchio

Dopo quattro anni di inchiesta e due giornate di interrogatori in stato di fermo a Nanterre, interrotti solo per andare a casa a dormire, Sarkozy è stato formalmente accusato di corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici. L'ex capo di Stato è potuto rientrare nella sua abitazione nella serata di ieri ma è stato posto “sotto controllo giudiziario”, una misura coercitiva simile alla libertà condizionata che prevede restrizioni dei movimenti in attesa dell'eventuale processo. Davanti ai magistrati dell'Ufficio anti-corruzione avrebbe negato tutti gli addebiti che gli vengono contestati. Si tratta di presunte bustarelle e bonifici sospetti, svelati nel 2012 dal sito Mediapart, per un totale di quasi 50 milioni di euro, che sarebbero arrivati da Tripoli per finanziare l'elezione dell'allora leader della destra francese. Sarkozy avrà sei mesi per ricorrere contro l'incriminazione, ed è molto probabile che lo faccia, dopo di che i magistrati dovranno decidere se vi siano prove sufficienti per aprire un processo. L'ex presidente è già stato incriminato per altre due inchiesta da quando ha lasciato l'Eliseo.

Accuse e difesa

I finanziamenti a Sarkozy sono stati confermati da ex responsabili libici e dal mediatore, il faccendiere franco-libanese Ziad Takieddine, mentre altri dignitari nordafricani hanno smentito. Nelle dichiarazioni riportate da Le Figaro l'ex presidente smentisce di aver incontrato Takieddine nel periodo considerato dalle indagini, ovvero dal 2005 al 2011, né alcun incontro fu annotato nell'agenda di Sarkozy, pubblicata da L'Express. “Come si può affermare che ho favorito gli interessi dello Stato libico?”, afferma l'ex presidente, che sottolinea: “Sono stato io a ottenere il mandato dell'Onu per colpire lo Stato libico di Gheddafi. Senza il mio impegno politico, questo regime probabilmente sarebbe ancora presente”. 

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