La strategia della pillola dorata adottata dagli americani sembra non aver funzionato con il governo iraniano, tutt'altro che propenso a rassegnarsi alle sanzioni imposte direttamente all'ayatollah Khamenei, pur a fronte di un canale di dialogo lasciato aperto dagli Stati Uniti, sia stando alle parole di Donald Trump che del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton. Da Teheran non vogliono però sentir ragioni e il portavoce del ministro degli Esteri dell'Iran, Abbas Mousavi, mette una pietra sopra alla questione del confronto pacifico: “Dopo le ultime sanzioni il canale della diplomazia con gli Stati Uniti è chiuso per sempre… L'amministrazione Trump sta distruggendo ogni meccanismo per il mantenimento della pace e della sicurezza”. Una strategia che a Teheran non esitano a considerare folle e i toni si mantengono elevati a tutti i livelli del governo, a partire dalla posizione più alta, da dove si va giù pesante: “Mentre fate appelli ai negoziati, cercate di sanzionare il ministro degli Esteri? È evidente che state mentendo – ha tuonato Hassan Rohani -. La Casa Bianca è afflitta da ritardo mentale”.
Precisazioni
E' abbastanza chiaro come, al momento, la situazione fra i due Paesi viva uno stallo dal quale sembra difficile uscire per vie diplomatiche, visto che anche le aperture al dialogo sono accompagnate da precisazioni sulle proprie posizioni, aperte anche su altre strade oltre che su quella del confronto. Ed è stato lo stesso Trump a mettere le cose in chiaro, dapprima affermando che l'attacco pianificato su Teheran è stato solo rimandato, poi allegando alla sua dichiarazione “di voler togliere al più presto le sanzioni” una postilla in cui confermava di non aver bisogno dell'avallo di Capitol Hill per procedere a un'offensiva che non fosse cyber: “Mi piace l'idea di avere il Congresso a fianco – ha detto il presidente americano – ma non serve la sua autorizzazione a procedere in caso di attacco”. Anche per questo le parole di Bolton (“Trump ha tenuto aperta la porta per veri negoziati, tutto quello che l'Iran deve fare è attraversarla”) non hanno riscontrato grande successo in Iran.
“Risposte proporzionate”
Nel frattempo, con le incandescenze sempre più prossime alla fiamma nella zona del Golfo, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, ha spiegato nel concreto la “risposta forte e proporzionata” annunciata nei giorni scorsi a carico di Teheran, precisando che gli Usa procederanno al congelamento di miliardi di dollari di fondi attivi dell'Iran. Una via che lo stesso Mnuchin ha presentato fra le righe come una sorta di avvisaglia visto che, ricalcando un concetto del presidente Trump, ha chiarito che gli States hanno finora affrontato la questione con “molta moderazione, ma questo non significa che la mostreremo in futuro”. Un altro modo per dire che se la soluzione diplomatica è quella cercata, va seguita adesso. Concetto che a Teheran, visti i toni, ora come ora non va giù.