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Russiagate, Jared Kushner indagato dall’Fbi

Persona di interesse o “architetto” principale della “connection”? Per ora non è chiaro ma, certamente, il consigliere numero uno del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è sotto indagine da parte dell’Fbi. Colpo basso, anzi bassissimo per il Tycoon, dal momento che la persona in questione non è una qualsiasi ma il suo fidato genero Jared Kushner, consorte della consigliera particolare (nonché figlia primogenita) dell’inquilino della Casa Bianca, Ivanka. Nei giorni scorsi qualche voce era circolata sul presunto interesse del Bureau nei suoi confronti ma, oggi, è arrivata la notizia ufficiale: Kushner è indagato nell’ambito dell’inchiesta federale sul Russiagate. Per il momento la sua posizione non è tra le più gravi, perlomeno non al livello di personaggi come Flynn o Manafort. Ma, senza dubbio, la notizia pervenuta via Nbc alla famiglia presidenziale ancora in pieno tour diplomatico europeo, rappresenta un colpo ulteriore alla stabilità politica dello staff della Casa Bianca, già piuttosto compromessa dalla vicenda delle presunte infiltrazioni del Cremlino negli affari a stelle e strisce.

Kushner, contatti nel mirino

Jared, secondo quanto riferito dai media britannici, non sarebbe comunque al centro di un’inchiesta di tipo penale. Resta il fatto che i fari dei federali sono fortemente puntati sulle “informazioni rilevanti” ai fini dell’indagine, delle quali il genero del presidente sarebbe in possesso, senza tuttavia che esse comportino una sua accusa. A interessare il Bureau, in particolare, i contatti intrattenuti da Kushner con l’ambasciatore russo negli Usa, Sergej Kysliak e con un banchiere di Mosca a dicembre, subito dopo l’elezione di Trump ma prima del suo insediamento. La notizia, presto ufficializzata dal “Washington Post”, conferma quanto riportato dallo stesso quotidiano quando il presidente era in volo verso l’Europa, informando che una persona molto vicina a lui era al centro dell’interesse dell’Fbi. Uno degli avvocati di Kushner, Jamie Gorelick, ha sottolineato al W.P. che il suo cliente ”si era già offerto volontariamente di condividere con il Congresso ciò che sa di tali incontri. Fara’ lo stesso se contattato in relazione a qualsiasi altra inchiesta”.

Repubblicani chiedono documenti su Comey

 

Nonostante il nome non fosse finora stato confermato, il genero del Tycoon era tra i principali indiziati riportati dalla stampa statunitense dietro l’identità misteriosa dell’uomo vicino al presidente e attualmente operativo alla Casa Bianca. Da un lato per la sua rilevanza fra i consiglieri e all’interno dello staff, dall’altro per il ruolo strategico ricoperto durante la campagna elettorale. L’Fbi ha optato per un “no coment”, mentre dal Ministero della Giustizia un portavoce ha spiegato, adottando una formula classica, di non poter “confermare o negare l’esistenza o la non esistenza di indagini o soggetti di indagini”. Ma l’onda lunga del Russiagate non si ferma e, nuovamente, esce fuori il nome di James Comey, l’ex direttore del Bureau licenziato da Donald Trump il 9 maggio scorso. Il repubblicano Jason Chaffetz (membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato dello Utah) ha infatti inoltrato una richiesta all’Fbi di produrre documenti sui contatti fra Comey e la Casa Bianca dal 2013 (quindi sotto la presidenza Obama) a oggi.

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