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Russia, il governo si è dimesso

Si dimette in blocco il governo russo, una mossa a sorpresa ma tutt'altro che frutto di uno strappo con la presidenza o per pressioni e istanze popolari. Il premier Dimitri Medvedev e i suoi ministri, infatti, avrebbero rassegnato le proprie dimissioni per permettere la riforma costituzionale che il persidente Putin aveva annunciato nel suo discorso alla nazione, la quale dovrebbe poi essere sottoposta alla prova di un referendum popolare. Per il momento, il leader del Cremlino ha preso atto della decisione del premier e della sua squadra d'esecutivo, ringraziandoli per il lavoro svolto e inquadrando per Medvedev (unico, finora, ad aver ricoperto la carica di presidente della Federazione russa oltre a Putin, a eccezione del primo a farlo, Boris Eltsin) una futura carica di altrettanta rilevanza: “Ritengo – ha detto chiaramente il presidente – che sia possibile, e me ne occuperò nei prossimi giorni, introdurre la carica di vice capo del Consiglio di Sicurezza russo”. Carica che, per il momento, riveste il presidente stesso.

La riforma

La prevista riforma della Costituzione, andrebbe presumibilmente a rinforzare ulteriormente il potere della Duma che avrebbe quindi la facoltà di avere più voce in capitolo nella nomina del governo, a ora ad appannaggio del presidente. D'altronde, Putin avrebbe intenzione anche di rivedere in ottica Duma anche il procedimento per l'approvazione dell'esecutivo, con il nominato premier che sottoporrebbe i nomi della propria squadra di governo al Parlamento che, a sua volta, li girerebbe al presidente esclusivamente per il sigillo definitivo e l'avvio dell'incarico. Passaggi che, a ogni modo, restano per ora solo sul piano delle ipotesi dal momento che Putin ha chiarito solo in parte le sue intenzioni e che il portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov, ha fatto sapere tramite l'agenzia Tass che nel suo discorso “il presidente non ha menzionato emendamenti per nessuno degli articoli fondamentali della Costituzione: in questo caso non è dunque all'ordine del giorno un referendum. Ma le riforme proposte saranno piuttosto serie. Il presidente ha ritenuto quindi opportuno e necessario avere una consultazione con il popolo. La questione è mettere ai voti la proposta: le date e le regole saranno determinate in seguito e poi formalizzato in un decreto speciale”.

Verso il 2024

Se nelle intenzioni vi sarebbe l'obiettivo di incrementare il potere e l'indipendenza del Parlamento, secondo alcuni esperti la mossa potrebbe consentire a Putin la possibilità di ricandidarsi nuovamente per l'incarico di presidente alla fine del suo mandato (l'ultimo), nel 2024. Sulla natura delle riforme in vista, a ogni modo, anche il dimissionario Medvedev è stato abbastanza evasivo: “È stata delineata tutta una serie di emendamenti fondamentali alla Costituzione. Quando questi cambiamenti verranno adottati avranno effetti sull’intero equilibrio dei rami del potere esecutivo, legislativo e giudiziario del governo”. Motivazione, questa, che ha di fatto accelerato le dimissioni del governo che, a ogni modo, su richiesta di Putin espleterà i suoi doveri fino alla formazione di un nuovo gabinetto.

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