Continua e si potenzia la propaganda dello Stato islamico in russo, per rafforzare la sua presenza nella zona. Durante il summit dei Brics, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, ha reso noto che circa 2mila russi stanno attualmente combattendo con l’Isis in Siria o Iraq. A giugno il capo del consiglio di sicurezza nazionale, Nikolai Patrishev, è tornato ad avvertire che le organizzazioni terroristiche, tra cui l’Isis, stanno cercando di arruolare cittadini russi su tutto il territorio e ha invitato i servizi segreti dei diversi Paesi a “rafforzare la collaborazione per la lotta contro i reclutatori”. Ha poi aggiunto che “è impossibile” arginare la marea di questi combattenti.
Nelle ultime settimane è anche stato lanciato Furat Media, un nuovo network in russo che sui diversi social diffonde i messaggi dell’Isis. In precedenza la comunicazione dei terroristi in russo era frammentaria, con la maggior parte dei video pubblicati senza sottotitoli o riportati dopo la diffusione della versione araba. Ora Furat produce un mix di video con sottotitli, appelli dei militanti, dvd, messaggi motivazionali e propaganda di diverso tipo direttamente in russo.
Nonostante le politiche di Facebook e Twitter di bloccare account legati a jihadisti, il numero di materiale diffuso sui social è vastissimo: il Booking institute a fine 2014, ha stimato che ci sono oltre 46mila account con oltre un migliaio di follower usati dai sostenitori dell’Isis. La pagina di Furat su Facebook è stata chiusa, il profilo è stato bandito, ma il gruppo ha riaperto con un nuovo account, raccogliendo oltre 250 membri in una settimana.
L’aumento del numero dei militanti russi in Siria ha fatto in modo che le loro operazioni mediatiche crescano in professionalità. Ci sono poi analisti che nell’attivismo dell’Isis nell’ex Urss non vedono una reale minaccia per la Russia, quanto più un pretesto usato da Mosca per convincere gli alleati occidentali a rompere l’isolamento in cui è finita a causa della crisi islamica.