Il conflitto nel Donbass sembra essere entrato in una nuova fase dopo che l’indiscrezione rilasciata da alcuni media russi nelle ultime settimane sta trovando sempre più riscontro nella realtà dei fatti: Mosca vuole semplificare le procedure di richiesta del passaporto per i cittadini delle Repubbliche autoproclamate di Doneck e Lugansk. Il primo centro per la ricezione e lo smistamento delle richieste sarebbe stato già aperto sul confine russo-ucraino, precisamente presso il centro di Novošachtinsk. La struttura può processare circa duecento richieste al giorno, rendendo effettiva la misura che, a tutti gli effetti, renderà quei territori abitati da cittadini russi, con tutti i risvolti possibili che questo scenario comporterebbe nei destini di un conflitto che sembrava essere “congelato”.
Grana per Zelenskij
Una prima brutta grana per il neo Presidente ucraino Zelenskij, che ora si vedrà impegnato a contenere una prevedibile emorragia nelle regioni orientali del Paese, russofone e a forte vocazione filo-russa. La risposta dell’ex comico non si è fatta attendere, ma si è rivelata davvero azzardata: l’Ucraina, di rimando, regalerà la propria cittadinanza a tutti coloro che soffrono a causa di regimi autoritari e corrotti, in primis quello russo. L’autogol del Presidente ucraino è stato palesato dalla risposta del Cremlino: ben venga la decisione di Kiev, che contribuisce a cementare l’unione tra i due popoli, storicamente uniti fino al 1991. Considerando il numero di ucraini trasferitisi in Russia dopo il 2014 nonostante l’impasse diplomatico tra i due Paesi, le reminiscenze “sovietiche” delle dichiarazioni di Putin hanno raggelato gli apparati ucraini, consci delle ripercussioni che una decisione del genere potrebbe determinare. Le nuove mosse di Mosca aprono a degli scenari che, però, potrebbero fortemente compromettere l’equilibrio dello spazio post-sovietico: la “diaspora” russa nelle ex Repubbliche è stata più volte sfruttata come un fattore geopolitico utile a perpetrare l’influenza della Russia in Ucraina, Bielorussia, Kazakhstan e Paesi baltici. Concedere la cittadinanza “allargata” consentirebbe a Mosca di portare la propria presenza ad un livello inevitabilmente superiore, consentendo un ipotetico intervento a difesa dei “nuovi” russi che vivono oltreconfine. L’avvertimento sembra essere arrivato forte e chiaro alle orecchie del nuovo corso ucraino.