Il governo britannico ritiene che le agenzie di intelligence russe e cinesi abbiano ottenuto accesso a documenti di Edward Snowden che danno loro la possibilità di identificare agenti britannici e statunitensi che operavano sotto copertura. E’ quanto rivela il Sunday Times, precisando che l’MI6, il servizio segreto britannico, è stato così costretto ad operazioni di recupero di agenti operativi all’estero la cui copertura era considerata a rischio.
Le fonti del governo citate dal giornale britannico sostengono quindi che sia i servizi russi che quelli cinesi – prima di riparare a Mosca, dove ha ottenuto asilo, Snowden si è nascosto in un albergo di Hong Kong dove ha incontrato i giornalisti del Guardian attraverso i quali ha rivelato al mondo l’esistenza dei programmi di spionaggio segreto della Nsa – hanno avuto accesso ai suoi file nonostante che questi fossero criptati. Il Times cita una serie di fonti anonime di Downing Street, dell’Home Office dell’intelligence britannica che sostengono che i documenti contengono modalità di lavoro e informazioni che possono permettere a potenza straniere di identificare spie britanniche e americane.
Da qui gli spostamenti degli agenti britannici, anche se fonti governative hanno sottolineato che “non ci sono prove” che gli agenti in questione siano stati in pericolo. Ma il fatto che “i cinesi e russi abbiano informazioni” che compromettono la loro copertura e quindi operatività è stata sufficiente ad ordinarne il trasferimento ed impedire “che ottenessimo informazioni vitali”. “Putin non gli ha dato asilo per nulla”, sintetizza una fonte dell’Home Office, riferendosi a Snowden: “i suoi documenti erano criptati ma non erano completamente sicuri ed ora abbiamo visto i nostri agenti e le nostre fonti perse di mira”. Ancora più allarmista il commento di un’altra fonte dell’intelligence, che afferma che russi e cinesi potranno esaminare il materiale ottenuto da Snowden “per i prossimi anni”: “Snowden ha provocato un danno incalcolabile, in alcuni casi agenzie sono state costrette ad intervenire e spostare gli agenti impegnati in operazioni per impedire che venissero identificati ed uccisi”.