Nove persone sono morte, di cui una decapitata, nel corso di una rivolta nel carcere brasiliano a Feira de Santana, a circa 100 chilometri da Salvador de Bahia. La rivolta è scattata mentre erano in corso le visite domenicali dei familiari, e 70 di loro sono stati presi in ostaggio, tra cui donne e bambini.
Sono iniziate subito le trattative, interrotte nella serata e riprese alle 7 di mattina, ora locale. “Dopo 18 ore di trattative l’ammutinamento è cessato”, ha riferito un portavoce della polizia del penitenziario, precisando che tutti gli ostaggi sono stati rilasciati. Il comandante della polizia di Feira de Santana, colonnello Aldemario Xavier ha detto che al momento la situazione all’interno del penitenziario “è calma”. Al momento però la polizia ha sospeso l’erogazione dell’acqua, ma non quella di energia elettrica.
Durante l’ammutinamento i detenuti hanno ucciso 8 carcerati, mentre uno è morto in seguito alle ferite riportate, e sarebbero 5 i feriti che sono stati ricoverati in ospedale. I prigionieri hanno preso in ostaggio i visitatori chiedendo di poter parlare delle loro condizioni di vita con i rappresentanti dell’associazione dei diritti umani. Il direttore del carcere, Cleriston Leite, ha detto invece che si è trattato di una disputa tra fazioni rivali. Sembra però non stare in piedi questa versione, perché più volte proprio le associazioni che si occupano dei diritti umani hanno denunciato le condizioni delle prigioni brasiliane definendole “medievali”. Proprio il penitenziario di Feira de Santana, ad esempio, ha una capacità di 644 detenuti, ma ne ospita 1.467.