Sono ripresi gli scontri a fuoco a Tripoli fra gruppi armati rivali a quattro mesi dalla tregua imposta dall'Onu. In particolare, oggi, ha detto il portavoce del ministero della sanità Malek Merset, almeno una persona è rimasta uccisa e altre 17 ferite.
Combattimenti
Gli scontri, ha precisato il ministero della sanità citato dai media locali, sono avvenuti stamattina nella zona di Qasr Ben Qashir, a sud di Tripoli, e hanno visto in contrapposizione la Forza di protezione di Tripoli, coalizione composta da quattro milizie fedeli al governo di accordo nazionale guidato da Fayez al-Serraj (Brigate rivoluzionarie di Tripoli, Brigata Abu Salim, Ottava Divisione Nawasi e Brigata Bab Tajura) ed i miliziani della Settima Brigata di Tarhuna. La Forza di protezione ha spiegato in una nota, riportata sempre dai media locali, di essere stata costretta a reagire “perché i gruppi che attaccano Tripoli non si sono ritirati oltre i confini dell'area militare” della città, con riferimento alla Settima Brigata che non avrebbe rispettato un accordo per ritirarsi dall'area di Qasr Ben Qashir. La coalizione, prosegue la nota, ha “risposto a un attacco da parte questi gruppi per evitare perdite di vite e danni alle proprietà”.
La condanna
La ripresa dei combattimenti nella capitale libica è stata condannata fermamente dalla missione Onu nel Paese nordafricano (Unsmil). In un comunicato le parti vengono messe in guardia sulla violazione dell'accordo di cessate il fuoco concluso nel settembre 2018 che compromette la stabilità nella capitale e, soprattutto, mette a repentaglio la vita dei civili e delle loro proprietà.