Un milione di persone rischiano di “rimanere sfollare con l’intensificarsi delle operazioni militari per la riconquista di Mosul“. Lo afferma il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini sottolineando che dallo scorso maggio sono oltre 213mila gli sfollati nell’area, senza contare che nelle zone riconquistate ci sono gravi pericoli per gli sfollati a causa di mine e ordigni inesplosi, per la presenza di cecchini e per i controlli di sicurezza dei gruppi armati.
“Siamo inoltre molto preoccupati per le misure di sicurezza nelle aree liberate dall’Isis – prosegue l’Unicef – Ragazzi ed uomini separati dalle donne e soggetti a misure di detenzione; civili esposti al rischio di maltrattamenti e a condizioni di vita inumane, un quadro davvero allarmante”. Secondo l’Unicef in tutto l’Iraq, oltre 3.344.100 persone risultano sfollate. “Il nodo della questione è che il 47 per cento di tali popolazioni è costituita da bambini sotto i 18 anni che necessitano di protezione immediata”.
Secondo Iacomini “è quanto mai necessario prima che questa diventi l’ennesima emergenza dimenticata, raggiungere con aiuti di primo soccorso e salvavita le popolazioni colpite nelle nuove aree di conflitto in territorio iracheno dove al pari di Siria e Yemen la situazione è al collasso”.
Mosul è l’ultima grande città ancora in mano all’Isis. La scorsa settimana i militari di Baghdad hanno conquistato alcuni importanti avamposti che consentiranno di dare il via all’attacco definitivo entro ottobre. Di questo, per lo meno, sono sicuri i vertici dell’esercito americano, impegnati nel tentativo di sradicare il terrorismo dall’Iraq. Sarà un’operazione “breve ma difficile” secondo il Pentagono. L’esito, insomma, è tutt’altro che certo