Eta ufficialmente per iniziare, stavolta a tutti gli effetti, l'era di Emmerson Mnangagwa come nuovo presidente dello Zimbabwe. La Corte costituzionale, infatti, ha respinto il ricorso presentato dal suo avversario, Nelson Chamisa, il quale lamentava presunti brogli in fase di conteggio delle schede al termine di quella che è stata la prima storica elezione dopo trent'anni di presidenza Mugabe. La decisione della Corte è stata presa all'unanimità in quanto il partito d'opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico (Mdc), non ha fornito “un'evidenza sufficiente e credibile” per rendere plausibili le sue accuse, andando incontro all'ennesima porta serrata: nei prossimi due giorni, dunque, Mnangagwa s'insedierà ufficialmente alla presidenza del Paese.
Le elezioni
Il leader del Fronte patriottico (Zanu-Pf), di fatto già al potere da novembre 2017, quando con un colpo di Stato aveva deposto l'anziano presidente Mugabe, per poi concedere le prime elezioni democratiche del Paese dopo oltre 30 anni. Votazioni che lo avevano confermato al palazzo di Harare, pur con una sottilissima percentuale di vantaggio, pari al 50,4%. Il rivale, il giovane pastore Chamisa, aveva fin da subito denunciato la presenza dei brogli chiedendo un nuovo conteggio delle schede, mentre nel Paese iniziavano i primi disordini post-voto, confermando i timori legati alle prime elezioni democratiche dopo tre decenni di attesa. Al termine dei disordini, appurato della morte di tre manifestanti, Mnangagwa aveva disposto l'apertura di un'indagine.
L'apertura
Intanto, in vista dell'insediamento ufficiale di Mnangagwa, la capitale zimbabwese Harare ha iniziato a disporre un primo piano di sicurezza, rafforzando le misure di sorveglianza in strada per scongiurare eventuali nuovi disordini. E, in attesa della conferma definitiva alla leadership del Paese, Mnangagwa tende la mano al suo rivale in un post apparso su Twitter: “Rinnovo ancora una volta il mio appello alla pace e all'unità soprattutto. Nelson Chamisa, la mia porta è aperta e le mie braccia tese. Siamo un'unica nazione, ora mettiamoci le nostre differenze alle spalle. E' tempo di andare avanti insieme”.