Le truppe del regime siriano hanno strappato ai ribelli il controllo del “10 per cento” dell'enclave di Ghouta Est, la vasta area confinante con la capitale Damasco. Lo riferisce l'osservatorio siriano per i diritti umani. Le forze di Assad, sostenute dai russi, hanno iniziato lo scorso 18 febbraio a martellare la zona dove prima della guerra (7 anni fa) vivevano 2 milioni di persone ed oggi solo 400.000, di fatto ostaggi dei diversi gruppi anti-Assad.
La situazione a Ghouta est
Nel frattempo, si mantiene precaria la situazione nell'enclave ribelle alle porte di Damasco, dove nella notte tra il 2 e il 3 marzo, caccia non identificati hanno sgangiato le loro bombe sulla località già duramente provata. Dal 18 febbraio la regione è bombardata dall'alto da russi e siriani, da terra dall'artiglieria del regime. Negli ultimi 12 giorni almeno 674 civili sono stati uccisi nei bombardamenti delle forze governative. L'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Zeid Raad al Hussei, ha chiesto che la Siria venga denunciata alla Corte criminale internazionale per “possibili crimini di guerra“.
I colloqui di Astana
I ministri degli esteri di Russia, Iran e Turchia, ovvero i promotori delle trattative di Astana, si incotreranno il prossimo 16 marzo nella capitale kazaka. E' quanto ha riferito l'incaricato d'affari russo in Kazakistan, Aleksander Musienko, citato dall'agenzia Interfax. “In questo contesto, il ministro degli esteri del Kazakistan ha grandi speranze che siano risolti i problemi umanitari affrontati dalla Siria – ha afferamto Musienko – Scambi di prigionieri, liberazione degli ostaggi, accesso ai beni e ai servizi fondamentali, come il cibo, la possibilità di riabilitaare le persone: la Russia fa tutto il possibile a questo fine. Il processo si svolge con i nostri partner iraniani e turchi”.