Categories: Esteri

Referendum sul presidenzialismo: l’opposizione anti Erdogan lancia la campagna per il No

Logo Interris - Referendum sul presidenzialismo: l'opposizione anti Erdogan lancia la campagna per il No

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Referendum sul presidenzialismo: l'opposizione anti Erdogan lancia la campagna per il No

L’opposizione anti Erdogan lancia ufficialmente la campagna elettorale per il “No” al referendum sul presidenzialismo, in programma il 16 aprile. Con un evento in contemporanea a Istanbul, Smirne e Diyarbakir, il partito filo-curdo Hdp darà inizio alla sua campagna contro una riforma che, sostiene, accentra tutto il potere nella mani di un solo uomo. I comizi si svolgeranno sia in turco che in curdo.

Anche il maggiore partito di opposizione a Erdogan in Parlamento, il socialdemocratico Chp, ha avviato la sua mobilitazione con lo slogan “No per il nostro futuro“, scegliendo come simbolo un sole splendente accanto alla foto di una bambina. Una campagna “positiva”, ispirata anche a quella del 1988 in Cile in occasione del voto che bocciò la permanenza al potere del dittatore Augusto Pinochet.

Il referendum arriva in un momento particolare per la Turchia, che viene dal tentato golpe del 15 luglio e da una scia di attentati di matrice jihadista. Il Paese ormai vive in un clima di sospetto e il governo, col pretesto dello stato d’emergenza, continua ad adottare provvedimenti liberticidi. A farne le spese sono anche i giornalisti. Come Deniz Yucil, corrispondete turco-tedesco del “Die Welt” arrestato nei giorni scorsi. In una lettera pubblicata dal suo quotidiano Yucil ha ringraziato per il sostegno ricevuto “Credetemi – ha scritto – fa maledettamente bene!”. Dopo 13 giorni di fermo, ha raccontato, “mi trovo adesso nella prigione di Istanbul Metris. E per quanto possa suonare strano, per me è un po’ come aver recuperato un pezzo della mia libertà: la luce del giorno! L’aria fresca! Del cibo vero! Te e Nescafè! Fumare! Giornali! Un vero letto! Un bagno solo per me, dove posso andare quando voglio. Non rimarrò qui a lungo, ma è ok. E nonostante abbiano rubato la mia libertà, sentire le motivazioni della mia sentenza mi fa sempre ancora ridere. Adesso devo interrompere. Ringrazio tutti gli amici, i parenti, i colleghi e i sostenitori, tutti coloro che si impegnano per me”.

Edith Driscoll: