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Referendum catalano: il sindaco di Barcellona chiede la mediazione Ue

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, in una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue ha chiesto una mediazione della Commissione Europea nella crisi catalana. Colau, eletta con Podemos, sottolinea che il conflitto catalano non è una questione interna spagnola e deve essere affrontato nella sua dimensione europea. L’Europa, afferma, non può non reagire alle minacce ai diritti e alle libertà fondamentali che l’offensiva di Madrid provoca in Catalogna.

E mentre la data del referendum (definito “illegale” dal governo spagnolo) si avvicina, c’è il rischio che la situazione possa sfuggire di mano. Per questo il premier conservatore Mariano Rajoy ha annunciato che non parteciperà al vertice informale Ue sul digitale in programma a Tallinn. L’assenza di Rajoy è legata, per l’appunto, alla necessità di restare in Spagna per seguire da vicino la consultazione prevista domenica prossima (1° ottobre) in Catalogna.

La Guardia Civil, intanto, ha chiuso altri due siti di movimenti indipendentisti catalani favorevoli al referendum di domenica. La scorsa notte sono state oscurate le pagine web di Omnium – con l’Anc una delle due grandi sigle della società civile indipendentista – e del partito Cup. I due portali saranno riaperti oggi con altri indirizzi. Negli ultimi giorni sono stati chiusi oltre 140 siti. Una situazione paragonata a quelle di Turchia e Corea del Nord dal portavoce del “Govern” Jordi Turull.

Alla Catalogna è, in ogni caso, giunta la solidarietà del Parlamento basco, che ha espresso “appoggio e rispetto” al referendum di indipendenza catalano. In un documento approvato con i voti del partito nazionalista moderato Pnv del premier Inigo Urkullu e degli indipendentisti di Bildu, il parlamento basco dice di opporsi a qualsiasi misura repressiva dello Stato spagnolo per impedire lo svolgimento del voto il primo ottobre.

Non tutti i catalani sono però favorevoli al referendum. Tra i contrari c’è anche lo scrittore Javier Cercas, intervistato dal Corriere della Sera. “Stiamo vivendo i momenti più tesi, difficili e pericolosi della democrazia. Con enorme irresponsabilità i politici hanno creato le condizioni perché la società si rompa. Viviamo nervosi, scomodi, insicuri. Abbiamo già visto un clima simile nel 1934 e si arrivò alla Guerra Civile. Abbiamo l’obbligo di impedire che succeda di nuovo”. Secondo Cercas la consultazione è “un golpe ben fatto, senza violenza ma sempre un golpe”.

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