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Raid su una base militare: il regime accusa gli Usa

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Il regime di Damasco accusa la coalizione a guida Usa di aver colpito una posizione militare nell'est del Paese. Il raid aereo è avvenuto intorno a mezzanotte nel villaggio di al-Hari, vicino alla città di Boukamal. Nell'attacco, secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero rimasti uccisi almeno 58 miliziani filo Assad.  

Offensiva

Al Hari si trova nella provincia orientale di Deyr az Zor, dove l'Isis controlla ancora alcune parti di territorio. Qui le truppe governative siriane conducono operazioni militari contro il sedicente Stato islamico ad ovest dell'Eufrate, mentre le cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf) a maggioranza curda, appoggiate dalla Coalizione a guida Usa, conducono un'offensiva sulla riva orientale. L'agenzia governativa siriana Sana, dando notizia dell'attacco, afferma che “la nuova aggressione” della Coalizione è avvenuta tre giorni dopo che le forze di Damasco hanno ripreso il controllo di un'area di circa 2.000 chilometri quadrati nella regione di Al Mayadin. Ma il colonnello Sean Ryan, un portavoce della Coalizione citato dall'agenzia Ap, afferma che nessun raid è stato compiuto la notte scorsa nell'area. Gli Stati Uniti hanno, però, smentito. “Non ci sono stati raid delle forze Usa o della coalizione in quella zona”. 

Manbij

Intanto, in seguito all'accordo raggiunto tra Turchia e Usa, va avanti la road map per gestire la provincia di Manbij, nel nord della Siria, dove le truppe turche sono penetrate oggi e stanno lentamente prendendo posizione in alcune zone della città. Si tratta di un'area di strategica importanza e al centro di polemiche da mesi, con Ankara che ha sempre ritenuto inaccettabile la presenza di curdi siriani del Pyd-Ypg a ovest del fiume Eufrate. I miliziani curdi Ypg, alleati di Washington, ma considerati “terroristi” da Ankara, si sono ritirati dall'area, nelle prime settimane di giugno, lasciando alle truppe di Usa e alla Turchia il controllo della provincia, in attesa che venga stabilita un'amministrazione temporanea.

Alberto Tuno: