Una pioggia di razzi sulle postazioni dell’Isis in Libia, così gli egiziani rispondono alla decapitazione dei 21 cristiani copti rapiti a dicembre e di cui sono state diffuse immagini e video riguardanti la loro esecuzione capitale. A riferirlo è la radio locale del Cairo citando un comunicato dell’esercito nel quale viene specificato che i caccia hanno centrato diversi obiettivi tra cui “campi di addestramento e depositi di armi”, tornando indenni alle loro basi.
L’attacco era stato anticipato dal presidente Abdel-Fattha al Sisi che in seguito alla notizia dei fedeli egiziani uccisi aveva avvertito che il suo Paese avrebbe reagito “nei modi e nei tempi che ritiene più opportuni”. Il ministro degli Esteri Sameh Shukri è stato incaricato di raggiungere “immediatamente” New York con l’obiettivo di chiedere all’Onu e al Consiglio di Sicurezza una reazione internazionale affinché la minaccia libica non prenda il sopravvento.
Khalifa Haftar, esponente di spicco dell’esercito regolare della Libia, si è schierato a fianco dell’Egitto dichiarando di essere pronto a collaborare con il Cairo contro l’Isis e ogni forma di terrorismo che assoggetti i popoli. Anche la Casa Bianca lancia un appello in riferimento al Paese che in questi giorni ha visto l’avanzamento dello Stato Islamico nella città di Sirte e nei territorio confinanti, sottolineando “l’urgente necessità per una soluzione politica al conflitto in Libia”.