Proseguono i raid su Ghouta Est, enclave ribelle alle porte di Damasco assediata dall'esercito governativo siriano. Nelle ultime ore 16 civili sono morti a seguito dei bombardamenti. Non solo: il regime avrebbe bloccato buona parte degli aiuti del primo convoglio umanitario che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva destinato alla popolazione stremata, appropriandosene.
Il convoglio
Intanto il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede l'apertura di un'inchiesta sull'assedio dell'area, oggetto da quasi un mese di una pesante offensiva che dal 18 febbraio ha causato la morte di almeno 709 civili. Oggi è arrivato in città il primo convoglio umanitario, formato da 46 camion, ma è stato bloccato dal regime che ha “sottratto i kit di primo soccorso, l'occorrente per gli interventi chirurgici e per la dialisi e l'insulina”. Il convoglio umanitario delle Nazioni Unite che stamattina si è diretto verso Wafidin, il campo profughi nei pressi del corridoio umanitario alle porte della Ghouta dove si trova un check point del regime, è stato autorizzato a entrare, ma stando al responsabile dell'Oms “il 70 per cento dei rifornimenti caricati sui camion sono stati bloccati durante la perquisizione” a cui i convogli vengono normalmente sottoposti dalle forze governative. Il capo delle operazioni in Medio Oriente per la Croce rossa, Robert Mardini, li aveva presentati come “aiuti disperatamente necessari per decine di migliaia di persone”.
Tragedia
Il 24 febbraio scorso il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato una risoluzione per una tregua umanitaria di 30 giorni rimasta però lettera morta. Nonostante il cessate il fuoco imposto dal presidente russo, Vladimir Putin, tutti i giorni dalle 9 alle 14, continuano i bombardamenti sui 400 mila abitanti intrappolati. Anche la risoluzione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite chiede l'attuazione del cessate il fuoco. Ma per Ghouta Est lo stop ai combattimenti sembra ancora lontano.