Oltre a Maria Teresa, ad esser ricoverate nell’ospedale della capitale spagnola sono altre tre persone: suo marito, che non presenta sintomi ma preoccupa comunque i medici, e altre due infermiere appartenenti alla squadra che ha assistito i due missionari spagnoli. Preoccupavano il personale ospedaliero anche le condizioni di un’altra infermiera e di un turista nigeriano, ma i loro test sono risultati negativi.
Madrid sta tenendo sotto monitoraggio tutte le 52 persone che negli ultimi giorni sono entrate in contatto con la Romero: 22 con le quali la donna ha avuto a che fare nell’ospedale, e 30 suoi colleghi.
La 44enne, nel frattempo, si trova in condizioni stabili: viene curata con le trasfusioni del sangue appartenente a Paciencia Melgar, la suora guarita dopo aver contratto l’Ebola in Liberia. Il dirigente della struttura ospedaliera, Rafael Perez-Santamarina, ha affermato in una conferenza di voler “tranquillizzare la società. È una cosa che ci ha colti di sorpresa, ma ora stiamo rivedendo tutti i protocolli di prevenzione perché non torni a ripetersi”.
Il governo spagnolo, di fronte alla minaccia, sembra essere sicuro delle proprie azioni: “Madrid partecipa ai programmi di prevenzione dall’8 agosto, quando Ebola è stata dichiarata emergenza internazionale – ha dichiarato il ministro della Sanità Ana Mato – e sono stati rispettati tutti i protocolli di sicurezza: doppi guanti, tute di protezione, maschere”. Il virus, tuttavia, ha continuato a propagarsi, e per centinaia di persone potrebbe esser stato fatale anche solo il tragitto compiuto in metropolitana dall’infermiera per recarsi in pronto soccorso: L’Ebola è estremamente contagioso e Madrid, di fronte a questa emergenza, dovrà essere capace di scongiurare altri casi raddoppiando – se non triplicando – i propri sforzi.