Quasi all’unanimità la Catalogna vota “sì” al referendum simbolico sull’indipendenza e l’80,72%, degli oltre due milioni di catalani (su 4,5 milioni di aventi diritto) che si sono recati alle urne, vi hanno aderito. A renderlo noto è la vicepresidente della Generalitat, Joana Ortega che parla di quasi il 90% dei voti scrutinati. Questo referendum ha suscitato molte polemiche perché ritenuto illegale dal governo e le autorità catalane hanno portato avanti la campagna nonostante la Corte Costituzionale ne abbia ordinato la sospensione giudicandola incostituzionale.
Due sono stati i quesiti posti ai cittadini: uno sull’ipotesi di dare alla Catalogna lo statuto di nazione e l’altro se concederle l’indipendenza. L’alta percentuale di sì si spiega con il fatto che a mobilitarsi sono stati quasi esclusivamente gli indipendentisti. Artur Mas, presidente catalano, ha definito il voto un “successo completo”, con la Catalogna che “ha dimostrato di sapersi governare da sola” ed esce “rafforzata come Stato”, dando “una lezione di democrazia”.
Dal governo di Madrid l’unico commento è arrivato dal ministro della Giustizia, Rafael Català: il voto è stato “un atto di propaganda politica, senza validità democratica, sterile e inutile”. La tensione tra il gruppo indipendentista e Madrid era salita già in estate, quando il presidente Mariano Rajoy ha dichiarato il referendum illegale. La Costituzione, infatti, prevede che in Spagna siano permessi solo i referendum che coinvolgono tutta la popolazione con diritto al voto e non solo una parte di essa, come vorrebbero invece i sostenitori del referendum sull’indipendenza della Catalogna.