Dal punto di vista di Trump e Putin il vertice di Helsinki, pur senza grosse cerimonie, è stato un successo o, quantomeno, la base per ripartire dopo anni di “guerra fredda” mai del tutto terminata. Il problema è che le dichiarazioni congiunte dei due leader, specie per quanto riguarda il tema Russiagate, non hanno mancato di creare un terremoto politico al di là dell'Atlantico, con il Gop sul piede di guerra ma anche l'ala dem, tanto che il presidente si è visto costretto a fissare un incontro al Congresso con le due ali di maggioranza e minoranza, pronto ad affrontare le critiche bipartisan arrivate dopo l'esternazione sull'indagine di Mueller. Nel frattempo, Putin definisce “un buon inizio” il vertice di Helsinki, confidando in un'intervista a 'Fox' con Chris Wallace, che “la Russia come Stato non ha mai interferito con gli affari americani''.
Putin e il dossier
Non solo. Per il presidente russo “è ridcolo” anche solo pensare che la Russia abbia potuto interferire con una campagna presidenziale statunitense, arrivando addirittura a influenzare le scelte dei milioni di americani. Nonostante i continui dinieghi, però, il presidente si rifiuta di prendere in consegna una copia del dossier dell'inchiesta, che il giornalista americano ha invano tentato di porgergli, posandola infine sul tavolo su invito dello stesso Putin. Nel frattempo, però, la politica americana continua a scuotersi e, allo stesso modo, l'indagine di Mueller prosegue senza sosta, oltre qualsiasi dichiarazione (con la vicenda della sospetta donna russa arrestata che è solo l'ultimo capitolo della vicenda). E a proposito di Mueller, anche chi c'era prima di lui, come James Comey, coglie l'occasione per manifestare il proprio dissenso verso il presidente, affermando come egli si sia schierato “dalla parte di un criminale bugiardo”. Altrettanto duro il commento dell'ex capo della Cia, John Brennan, il quale ha definito “paradossale” la “performance di Trump”.
Attacco e difesa
Toni accesi dunque, ai quali non manca di uniformarsi l'ex candidata democratica, Hillary Clinton, la quale riprende una domanda retorica (“Per chi sta giocando il presidente?”) lanciata via Twitter nei giorni scorsi e a cui ha dato la laconica risposta “ora lo sappiamo”. Ma, al di là degli screzi politici, la vicenda rischia di trasformarsi in un effetto boomerang per Trump che, ora, è costretto a dar conto all'intero Congresso di quanto affermato al fianco di Putin. Il Tycoon, da parte sua, continua a cercare di calmare gli animi: “Non conoscevo il presidente. Non c'era nessuno con cui fare collusione, e non c'era collusione con la campagna. Abbiamo condotto una brillante campagna, ed è per questo che sono presidente.”